Notte Europea dei Ricercatori | Docenti e carcerati della Regione dialogano insieme sulla ricerca
Vita universitaria
Come può la conoscenza migliorare le società e le condizioni di vita delle persone, anche se private della libertà?
Questo il tema al centro del caffè letterario a distanza in cui ricercatrici, ricercatori e docenti dell’Università di Ferrara, Bologna e Parma dialogheranno con i detenuti ristretti negli Istituti penitenziari delle tre città e iscritti nei rispettivi Atenei.
L’iniziativa online “A che bell’o cafè. Dialoghi su ricerca e futuro dal carcere”, in programma giovedì 26 novembre dalle ore 10 alle ore 14, rientra tra gli eventi collegati alla Notte Europea dei Ricercatori, che quest’anno per la prima volta entra in carcere.
La Notte dei Ricercatori tra i detenuti, è promossa dalla CNUPP, Conferenza Nazionale dei Poli Universitari Penitenziari, e si svolgerà in contemporanea in diverse Università e Carceri italiane per divulgare una diversa cultura sul carcere e sulla pena con al centro il diritto allo studio come fondamento per il cambiamento.
Il caffè letterario si terrà prima con le carceri di Ferrara e Bologna, dove si discuterà di diritto alla speranza e di cosa significa fare ricerca nel campo delle scienze umane, poi con l'istituto di Parma dove il dialogo si incentrerà sul concetto di cambiamento dal punto di vista sociologico, giuridico e pedagogico.
Per l’Università di Ferrara partecipano Stefania Carnevale, Professoressa di Diritto Processuale Penale e coordinatrice dell’evento regionale, Andrea Pugiotto, Professore di Diritto Costituzionale e Giuseppe Scandurra, Professore di Antropologia Culturale e Urbana.
"La ricerca universitaria si occupa di carcere sotto molteplici profili, come quello giuridico, storico, socio-criminologico, filosofico, architettonico - afferma la Prof.ssa Carnevale - D'altro canto sempre più detenuti, iscritti a corsi universitari, sperimentano entro le mura dei penitenziari percorsi di studio e ricerca in numerosissime discipline, traendo da questa esperienza nuovi orizzonti culturali e prospettive di vita. Il 26 novembre ragioneremo insieme sul ruolo giocato da ricerca e conoscenza nel rendere la privazione della libertà rispettosa dei diritti fondamentali e proiettata verso il positivo reinserimento sociale, come imposto dalla Costituzione. Il format simile adottato da diverse Università e l'unità di data intendono ricondurre le tante iniziative della giornata a un’ideale unità, così da dare vita al primo grande evento nazionale grazie a cui anche le persone private della libertà potranno partecipare attivamente alla Notte dei ricercatori”.