Biodiversità a rischio | Un workshop a Ferrara per contrastare specie aliene e cambiamento climatico
Scienza, cultura e ricerca
Sono oltre 3.000 le specie aliene che minacciano gli ecosistemi italiani, con un costo per l'economia nazionale stimato superiore al miliardo di euro. Un dato allarmante che rende ancora più urgente l'azione per contrastare l'invasione di queste specie e gli effetti del cambiamento climatico sugli ambienti di transizione, come lagune e zone costiere.
Se ne è parlato venerdì 28 giugno presso l’Auditorium di Santa Lucia dell’Università di Ferrara, nel corso del workshop nazionale "Biodiversità, specie aliene e cambiamento climatico negli ambienti di transizione", organizzato dal Tecnopolo di Ferrara, dal Laboratorio Terra & Acqua Tech e dalla Società Scientifica LaguNet.
L'obiettivo dell'evento era riunire ricercatori e stakeholder operanti nei settori dell’ecologia, della biologia e dell’economia dei sistemi acquatici di transizione, per fare il punto sulle ultime conoscenze scientifiche e individuare strategie di gestione efficaci per la tutela di questi ambienti fragili.
"Le lagune – ha spiegato la Professoressa Cristina Munari del Dipartimento di Scienze Chimiche, Farmaceutiche ed Agrarie di Unife e membro del Comitato Direttivo di LaguNet – sono sistemi complessi che forniscono importanti servizi ecosistemici, protezione del litorale, habitat e cibo per animali migratori e residenti. Esse ospitano habitat di tipo prioritario ai sensi della Direttiva Europea 92/43/CEE (Habitat). Sono ambienti estremamente produttivi, ma sottoposti a forti pressioni dovute sia alle attività antropiche (turismo, pesca, acquacoltura, sviluppo urbano, ecc.), sia al cambiamento climatico. A ciò si aggiunge la crescente invasione di specie aliene, come il granchio blu, che rappresenta una delle minacce più eclatanti. La diffusione di queste specie aliene è spesso favorita dal cambiamento climatico”.
Nello specifico delle lagune del Delta del Po, la presenza di specie aliene è elevatissima. Per esempio, oltre il 90% della biomassa macroalgale presente è costituito da specie aliene, che sono in questi ambienti più competitive rispetto alle macroalghe autoctone. Le Gracilarie aliene, alghe rosse ormai predominanti nelle lagune adriatiche, coi loro pigmenti sono in grado di effettuare la fotosintesi quasi al buio, e le acque generalmente torbide all’interno delle lagune sono per loro ambiente ideale che le avvantaggia rispetto alla flora autoctona. Le specie aliene di invertebrati sono altrettanto abbondanti, arrivando a costituire oltre il 30% della diversità lagunare. L’attività di ricerca condotta a Ferrara ha inoltre recentemente permesso di identificare ben 4 specie di invertebrati alieni, 2 anellidi policheti e 2 crostacei, finora mai segnalati nel Mediterraneo.
Infine, la minaccia rappresentata dal granchio blu pare non essere più la sola:, nuove specie di granchi nuotatori di notevoli dimensioni hanno fatto la loro apparizione nelle acque dell’Adriatico settentrionale. Sono il Portunus segni e il granchio crocefisso Charybdis feriata: un ulteriore pericolo per gli allevatori e i pescatori, perché estremamente voraci, di grandi dimensioni e capaci di notevoli spostamenti grazie alla capacità di nuotare.
“Il tasso di invasione è in crescita, anche grazie al cambiamento climatico, e ci aspettiamo di veder comparire altri organismi - conclude Munari-. Comprendere i fattori che influenzano la loro invasione, e studiarne ecologia e biologia nei nuovi habitat, è fondamentale per controllarne l'espansione e, ove possibile, trasformare questa minaccia in un'opportunità economica."
Un problema dai costi elevati
L'invasione di specie aliene ha un impatto significativo non solo sull'ambiente, ma anche sull'economia. Secondo il Professor Michele Mistri del Dipartimento di Scienze Chimiche, Farmaceutiche ed Agrarie di Unife e membro del Comitato Scientifico del laboratorio Terra&Acqua Tech del Tecnopolo di Ferrara "i costi economici causati dalle specie aliene in Italia sono superiori al miliardo di euro, in quanto si va dai costi di gestione, alla perdita delle produzioni, fino addirittura a danni alle infrastrutture.”
“L’Italia, per la sua posizione di crocevia al centro del Mediterraneo, è uno dei Paesi più invasi in Europa con oltre 3.000 specie aliene stimate”, aggiunge Mistri. “Dalla cimice asiatica al batterio della Xylella, dal cinipide galligeno che ha fatto strage di castagni, al punteruolo rosso che ha decimato le palme, sono sempre di più gli alieni che hanno un peso notevolissimo su settori economici trainanti del Paese. In laguna la musica non cambia: dal granchio blu che attualmente devasta gli allevamenti di vongole, alla noce di mare (l’acqua dura, come la chiamano i pescatori) che ha ridotto il reclutamento delle vongoline nelle nursery naturali, fino alla Musculista, che fino a pochi anni fa tappezzava coi suoi feltri i fondali delle lagune impedendo alle vongole di respirare. I tassi di invasione non stanno rallentando e ci si aspetta, quindi, che gli impatti economici associati siano destinati a crescere.”
Un impegno per la tutela della biodiversità
Il programma del workshop, che si è aperto con i saluti del Direttore del Dipartimento Remo Guerrini del Dipartimento di Scienze chimiche, farmaceutiche ed agrarie, ha incluso relazioni e comunicazioni da parte di esperti provenienti da tutta Italia. L’iniziativa ha quindi rappresentato un contributo concreto alla lotta contro l'invasione di specie aliene e gli effetti del cambiamento climatico. Una sessione speciale è stata inoltre dedicata alla memoria di Davide Tagliapietra, ecologo di fama internazionale e membro fondatore di LaguNet, con l'assegnazione di due premi a giovani ricercatori che hanno presentato i loro lavori.
L'evento ha ricevuto il patrocinio della Regione Emilia-Romagna, della Società Italiana di Biologia Marina (SIBM), del Parco del Delta del Po Emilia-Romagna, dell'UNCI Agro Alimentare e della Legacoop Estense.