Sostenibilità, Trump e l’Europa: Sfide Globali

La Conferenza mondiale sul clima, denominata Cop29 di Baku, si è svolta sotto i peggiori auspici.

Per un verso alluvioni e disastri climatici sempre più frequenti e devastanti rendono evidente che il cambiamento climatico è già oggi ben avanzato a livello globale. Trump fin da subito ha sostenuto a spada tratta le più insostenibili tesi negazioniste, annunciando di uscire ancora una volta dagli Accordi di Parigi. Così mentre si moltiplicano i disastri, gli Stati Uniti annullando di fatto l’iniziativa di contrasto ad un fenomeno globale, di cui loro stessi sono tra le principali cause.

Questa iniziativa globale per contrastare il cambiamento climatico del pianeta risale al 1979, quando, oltre 40 anni fa, si riunì a Ginevra la prima conferenza mondiale sul clima. Già allora si considerava che la situazione mondiale fosse insostenibile e che senza interventi concertati e di lungo periodo per contrastarlo, il fenomeno del riscaldamento della Terra avrebbe portato inevitabilmente alla estremizzazione di eventi climatici.

Dopo diversi tentativi nel 1995 a Berlino si riunì la prima Conferenza delle Parti – qui il significato di COP “Conference of Parties”- che adottò la Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sul Cambiamento Climatico. A questa Conferenza ne seguirono altre, con alti punti di convergenza, a Kyoto nel 1997 ed, appunto, a Parigi nel 2015 dove 196 Paesi firmarono l’Accordo per tenere sotto controllo l’aumento del riscaldamento terrestre, impegnando i governi ad assumere piani nazionali per raggiungere la neutralità climatica.

Gli Stati Uniti di Barack Obama avevano firmato gli accordi di Parigi nel 2016, ma vi erano usciti nel 2020 con Trump I°, per rientrarvi nel 2021 con Biden, ed ora uscirne ancora con Trump II°.

Oltre che dagli interessi dai suoi vecchi sostenitori (e vedremo presto quanto in contrasto con i suoi nuovi sostenitori) e da un ossessivo bisogno di rivincita, Trump II° vuole smantellare ogni istanza multilaterale: dalle Nazioni Unite, alla stessa Nato, all’UNESCO - dove erano rientrati nel 2023, dopo l’uscita voluta da Trump I°- per affermare gli Stati Uniti come unico soggetto centrale in una strategia di relazioni bilaterali, essenzialmente di sudditanza politica, tecnologica e militare.

Questa foga sovranista vede Trump deciso a smantellare infine la stessa Unione Europea, aperta e democratica, per sostituirvi rapporti con singoli governi allineati alle sue posizioni oltranziste ed autoritarie.

D’altra parte si ricordi, e lo ricordino i sovranisti da questa parte dell’Atlantico, che l’Europa è l’area del mondo ove è più alto il rischio climatico, ed in particolare - come abbiamo visto a nostre spese - proprio i paesi del Sud, sprofondati in un Mar Mediterraneo ribollente, dove convergono le tensioni climatiche più estreme.

Come ha scritto Draghi nel suo Rapporto, la crescita europea è legata proprio alle sue politiche di decarbonizzazione e digitalizzazione, cosicché l’interesse europeo sta proprio nel portare avanti la richiesta di procedere con gli Accordi di Parigi, opponendosi unitamente alla posizione di Trump I° e II°.

Se l’Unione Europea sarà assente, sempre impegnata - o meglio distratta -nei suoi equilibri interni, ed i paesi europei si presenteranno divisi e dubbiosi, la COP29 sarà l’attestazione che lo slogan trumpiano-muskiano “Make America Great Again” sarà a spese dell’Europa, ed in particolare proprio dei paesi dell’Europa Mediterranea, ma ancora una volta, come ci è stato chiesto più volte in queste settimane, da Addis Abeba a Pechino, la domanda vera è “ma l’Europa dov’è?”.

Di fronte a questa prospettiva, che vedrà anche in Italia molti all’inseguimento dell’estremismo trumpiano, noi rimaniamo fedeli ai valori dell’UNESCO, in cui cultura, ricerca ed educazione debbono essere veicoli di pace e sviluppo sostenibile, così come ai fondamenti democratici della nostra Costituzione Repubblicana, la quale ci ricorda che i diritti inviolabili delle persone vanno sempre coniugati con il dovere inderogabile alla solidarietà, ora e nel nostro comune futuro.


Patrizio Bianchi