Microplastiche | Una sperimentazione Unife ne stima l’inquinamento dal Po fino al mare Adriatico
Scienza, cultura e ricerca
Quante microplastiche ci sono nel Po? “Abbastanza – spiega il prof. Michele Mistri, coordinatore del corso di laurea di Tecnologie agrarie e Acquacoltura del Delta dell’Università di Ferrara – all’Adriatico ne arrivano qualcosa come circa 145 tonnellate all’anno, è quanto emerge dai dati che abbiamo raccolto alla sezione del fiume presso Santa Maria Maddalena. E’ una quantità importante, ma fortunatamente molto inferiore a quanto riportato per altri fiumi, come il Danubio o altri fiumi asiatici e africani, dove il contesto geo-socio-economico è però molto diverso”.
Nel corso della sperimentazione ogni mese una slitta di tipo “Manta” è stata posizionata sulla superficie del fiume, e i materiali veicolati sono stati raccolti e classificati.
Slitta di tipo "Manta"
“Al progetto – aggiunge Mistri – hanno partecipato anche alcune studentesse e studenti in tirocinio presso i nostri laboratori, prima del lockdown. E’ stata un’esperienza importante, che ha permesso alle ragazze e ai ragazzi di prendere confidenza con la ricerca di base in campo e in laboratorio su di un tema quanto mai di attualità: il problema derivante dalla presenza di microplastiche è il rischio del loro trasferimento e accumulo lungo la catena alimentare. Se da un lato il potenziale effetto sanitario è ancora poco noto, ancor meno noto è il livello di accumulo di microplastiche nella rete trofica marina, e quantificarne l’input veicolato dal principale fiume italiano è il primo passo verso la comprensione delle dinamiche di accumulo”.
“Il corso di laurea di Tecnologie agrarie e Acquacoltura del Delta – aggiunge il coordinatore – oltre a prestare particolare attenzione alla tipicità del Delta e alle sue produzioni di eccellenza, non può non considerarne la fragilità intrinseca, e sono numerose le attività di ricerca che vengono svolte in tale direzione”.
“Grazie ai contributi per la ricerca erogati da Unife, dal FLAG Costa Emilia Romagna e dalla Regione Veneto tramite gli strumenti FEAMP – chiosa Mistri – abbiamo iniziato, già da qualche anno, a monitorare plastiche e microplastiche dapprima sulle spiagge emiliano-venete, poi, con il contributo dei pescatori di Goro, Scardovari, Pila e Chioggia, sui fondali dell’Adriatico settentrionale. Contemporaneamente abbiamo analizzato i contenuti stomacali di numerose specie ittiche tipiche dell’area, dalle acciughe alle passere, per finire, appunto, con la quantificazione delle microplastiche che, tramite il Po, vengono riversate in mare. Una volta terminata la raccolta, l’analisi e l’elaborazione, tutti questi dati potranno costituire un'utile base di partenza per definire misure di sorveglianza, prevenzione e mitigazione dell'inquinamento marino da rifiuti plastici”.
Per saperne di più
Lo studio “Temporal variation of floatable plastic particles in the largest Italian river, the Po”, recentemente pubblicato sulla rivista scientifica del settore “Marine Pollution Bulletin”, fa parte di un più ampio progetto teso a fornire un quadro aggiornato riguardo all’inquinamento da plastiche e microplastiche nel settore nord-occidentale del Mare Adriatico, un’area dove la pesca e l’acquacoltura costituiscono dei settori trainanti le economie locali.
Gli autori del paper sono Cristina Munari, Marco Scoponi, Andrea A. Sfriso, Adriano Sfriso, Jacqueline Aiello, Elia Casoni e Michele Mistri.