Covid-19 | OH-TARGET: Sinergie internazionali per difendersi dal coronavirus
Scienza, cultura e ricerca
Migliorare la salute globale con un approccio internazionale, partecipativo e interdisciplinare.
E’ questo l’obiettivo che guida le attività del consorzio internazionale OH-TARGET (OneHealth Training And Research Global Network), di cui l’Università di Ferrara rappresenta la componente italiana accanto a numerosi altri Paesi tra cui Germania, Chile, Colombia, Tanzania, Ghana, Polonia e Canada. Il gruppo di lavoro è composto da giovani scienziate/i - dottorandi o post-doc - e in questo periodo è concentrato su vari aspetti della pandemia di Covid-19.
Abbiamo intervistato il Dottor Francesco Nicoli del Dipartimento di Scienze Chimiche e Farmaceutiche, responsabile Unife del progetto OH-TARGET.
Dottor Nicoli, ci spiega chi finanzia il progetto della rete OH-TARGET, di cui la nostra Università è partner, e in cosa consistono le sue attività?
Il progetto OH-TARGET nasce in risposta a un bando del Center for International Health dell’Università Ludwig-Maximilians di Monaco (CIH-LMU), centro di eccellenza finanziato dal Ministero tedesco per la cooperazione economica e lo sviluppo e coordinati dal German Academic Exchange Service (DAAD).
I “filoni” che seguiamo sono due. Da un lato abbiamo i “Knwoledge Cafe”, webinar mensili rivolti al grande pubblico ad iscrizione libera e gratuita in cui, con l’aiuto di esperti da tutto il mondo, prendiamo in rassegna vari aspetti della pandemia: dalla gestione sanitaria nei diversi Paesi allo stato della ricerca vaccinale, dagli spostamenti in era COVID alle cure e diagnostica.
In parallelo abbiamo sviluppato “CRASH CAGE” (Identification of Causes, Reasons And Solutions for High COVID-19 mortality rate in AGEd populations), un progetto incentrato sulla suscettibilità degli anziani al COVID-19 che prevede anche un’importante attività di comunicazione rivolta proprio alle persone anziane.
Iniziamo dai “Knowledge Cafè”: qual è stato il contributo di Unife? E come sono stati selezionati i relatori dei webinar?
Tengo anzitutto a specificare che la responsabile del progetto “Knowledge Cafè” è la dott.ssa María Teresa Solis Soto (Universidad de O’Higgins, Rancagua, Chile), che ha svolto il dottorato al CIH-LMU insieme a me tra il 2010 ed il 2013.
Oltre ad aver esposto, durante un webinar, la situazione italiana, Unife ha organizzato il webinar sul tema dei vaccini ed è stata cruciale nel diffondere le informazioni riguardo ai webinar tra docenti e studenti.
Per quel che riguarda l’organizzazione, ogni webinar ha un responsabile che cerca i relatori tra i suoi contatti o scrivendo a persone che, pur non conoscendo direttamente, ritiene essere speaker potenzialmente interessanti.
Per esempio, nel webinar che ho organizzato sui vaccini, alcuni dei relatori li conoscevo “per fama” o perché avevo letto i loro articoli. Devo dire che, tra gli esperti contattati, abbiamo avuto più risposte affermative che dinieghi!
Quanto è importante aprire spazi di confronto tra esperti di vari Paesi nell'affrontare la pandemia?
Ogni paese ha un proprio sistema sanitario, con determinate peculiarità, per questo non tutto può essere generalizzato. Tuttavia, alcune dinamiche o caratteristiche dell’infezione sono simili e si ripetono a prescindere dalla geografia.
È quindi fondamentale studiare il più possibile quelle situazioni colpite prima e più duramente dalla pandemia in modo che eventuali errori non vengano ripetuti in altri Paesi o, al contrario, che esempi virtuosi vengano adottati, con le dovute accortezze che tengono conto del contesto locale. Ascoltando le esperienze degli altri paesi, è emerso come le misure prese, questa primavera, dall’Italia abbiano avuto un ampio consenso internazionale e sono state una base di partenza per altri Paesi.
Ci sono altri due aspetti che terrei a sottolineare. Il relatore che raccontava della situazione in Germania (che, come sappiamo, è stata colpita meno duramente rispetto ad altri paesi europei) ha sottolineato più volte il ruolo che ha avuto, per loro, la “fortuna”. I primi casi notificati sono stati infatti rilevati in aziende ed uffici dove è stato possibile agire rapidamente per contenere la diffusione. Questo ha dato qualche settimana in più alle autorità locali per organizzarsi.
Un secondo aspetto che tengo a sottolineare è invece il problema di altri paesi di Africa e America centrale dove i dati epidemiologici sulla pandemia sono secretati e i funzionari statali non sono stati autorizzati a parlare ai nostri webinar.
Parliamo ora di CRASH CAGE, il secondo progetto che ha come focus la popolazione anziana.
Sì, CRASH CAGE si pone l’obiettivo di studiare la suscettibilità degli anziani al COVID-19. Il coinvolgimento di Unife in questo caso è centrale, poiché il laboratorio di cui faccio parte (guidato da Riccardo Gavioli, Antonella Caputo e Peggy Marconi) studia il declino del sistema immunitario in relazione all’età.
I nostri studi dimostrano come gli anziani abbiano difficoltà a indurre risposte immuni contro infezioni, come il SARS-CoV-2, che non hanno mai incontrato prima d’ora nella loro vita. Riteniamo quindi che questa sia una delle cause principali della suscettibilità delle persone anziane ai sintomi gravi di COVID-19. Stiamo verificando questa ipotesi mimando in provetta l’incontro tra cellule del sistema immunitario di persone di diverse fasce di età e“pezzi” del virus, grazie all’aiuto della Dottoressa Eleonora Gallerani, del Dottor Marco Campagnaro, del Dottor Salvatore Pacifico e di due bravissimi studenti, Beatrice Dallan e Davide Proietto.
Quali attività avete realizzato per aprire un canale di comunicazione con le persone anziane?
Come ho accennato prima, CRASH CAGE prevede un’importante attività di comunicazione che mira a rafforzare la consapevolezza e a proteggere gli over-70. In questo contesto, abbiamo realizzato delle infografiche che si rivolgono a loro in maniera diretta.
Abbiamo riportato in maniera semplice e diretta le principali informazioni che riguardano la pandemia, esplicitando le norme di comportamento più importanti senza tralasciare aspetti legati alla sintomatologia del COVID-19 e alle conseguenze psicologiche che la situazione può causare.
Le infografiche sono state prodotte in quattro lingue: inglese, italiano, spagnolo e nepali. Attraverso i nostri contatti, le diffonderemo in tutti i Paesi in cui queste lingue vengono parlate. Attraverso il CIH, che ha una rete di collaboratori internazionale, cercheremo inoltre di diffonderle anche nei Paesi dove l’Inglese è parlato dalla maggior parte della popolazione, Germania inclusa.
Per saperne di più
Nella foto di copertina, il gruppo di giovani ricercatrici e ricercatori Unife impegnati nel progetto CRASH CAGE.
Notizia realizzata dall'Ufficio Stampa, comunicazione istituzionale e digitale in collaborazione con Eleonora La Rosa, studentessa del Master in Giornalismo e comunicazione istituzionale della scienza.