Antropologia | Dallo studio Unife sulle Alpi bellunesi nuovi dettagli sulle ultime tribù del Mesolitico
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Suddivisione in gruppi sociali, prestigio e riti simbolici riservati agli individui più importanti. Sono passati più di 8 mila anni dagli ultimi insediamenti dei popoli preistorici d’Europa dediti alla caccia, raccolta e pesca. Eppure, per alcune dinamiche che li governavano, questi gruppi erano incredibilmente simili alle società più moderne.
A fare luce sull’organizzazione sociale e sul simbolismo legato ai riti funerari delle tribù mesolitiche delle Alpi è lo studio pubblicato su Plos One dal team di Federica Fontana, professoressa del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Ferrara.
Le ricercatrici e i ricercatori hanno esaminato con tecniche d’avanguardia gli oggetti di corredo presenti nella sepoltura di Mondeval de Sora, sulle Dolomiti bellunesi, portata alla luce nel 1987 dall’ex professore di Preistoria a Unife Antonio Guerreschi.
“L’eccellente stato di conservazione dei resti scheletrici, la varietà e l’eccezionale ricchezza degli oggetti di corredo (circa 60) che accompagnano il defunto rendono la sepoltura di Mondeval unica nel suo genere. Tuttavia, le indagini svolte all’epoca del ritrovamento non avevano minimamente esaurito il ricco potenziale informativo che questi oggetti racchiudevano” spiega la professoressa Federica Fontana.
Federica Fontana insegna Preistoria e Protostoria a Unife
Lame, pugnali, collane: il tesoro del Mesolitico
Le nuove indagini si sono focalizzate sui manufatti in pietra scheggiata e sulle materie di origine animale - palchi e ossa di cervo e alce, dente di cinghiale - che costituivano il corredo dell’individuo.
I manufatti sono stati analizzati al microscopio, confrontando le rocce con le quali erano stati realizzati con campioni geologici di varia provenienza.
“Così abbiamo potuto dimostrare che i manufatti, una serie di grandi lame, erano stati realizzati su materiali selezionati e di elevata qualità provenienti da un areale molto ampio, compreso tra la Val di Non/Monti Lessini (oltre 100 km di a sud-ovest del sito) e l’alta pianura Friulana” spiega la professoressa.
Altre indagini al microscopio associate ad attività sperimentali hanno permesso di ricostruire le tecniche di fabbricazione e di utilizzo dei diversi utensili.
“Le grandi lame di circa 10 cm di lunghezza e le lamelle di piccole dimensioni (4-5 cm) erano state ricavate con tecniche di lavorazione molto sofisticate: percussione indiretta e pressione” continua Federica Fontana.
Anche i manufatti su materie dure animali sono stati analizzati a diversi ingrandimenti:
“Abbiamo ricostruito le tecniche di perforazione di 7 canini di cervo rinvenuti nella porzione superiore del corpo, ricondotti ad una collana che l’uomo indossava. Abbiamo anche potuto ricostruire le tecniche di fabbricazione di un elegante arpione da pesca e identificare due dei quattro pugnali in palco di cervo come elementi utilizzati per la scheggiatura, solo per menzionare alcuni tra gli elementi più significativi” aggiunge la professoressa.
A corredo della sepoltura di Mondeval de Sora sono stati trovati diversi resti. Tra questi, 7 canini di cervo perforati, probabilmente parte di una collana indossata dall'uomo
Una sepoltura “altolocata”
“I risultati ottenuti ci hanno permesso di ipotizzare che l’uomo sepolto a Mondeval fosse un personaggio di particolare prestigio all’interno del proprio gruppo. In particolare, la presenza di tre lame posizionate rispettivamente sopra le spalle e sotto la testa costituirebbe l’indicatore di un ruolo preminente, forse legato al fatto che egli era uno scheggiatore specializzato, come suggerirebbe anche la presenza nel corredo di almeno due “pugnali” in palco di cervo utilizzati come elementi per scheggiare la pietra” racconta la professoressa Fontana.
La sepoltura di Mondeval indicherebbe, inoltre, che all’interno delle ultime società del Mesolitico europeo la diffusione delle nuove tecniche di scheggiatura abbia incentivato cambiamenti che hanno coinvolto anche l’ambito sociale e rituale:
“Le nuove tecniche di scheggiatura, con cui era possibile produrre lame molto regolari, possono aver promosso lo sviluppo di una “casta” di scheggiatori specializzati, e dato nuovo stimolo allo sviluppo della simbologia delle lame quali indicatori di prestigio. Questo elemento simbolico, totalmente scomparso nel corso delle fasi finali del Paleolitico (ma presente in quelle precedenti) sembra avere una continuità nelle società del Neolitico (di agricoltori e pastori) che seguiranno, meno di un millennio dopo” conclude la professoressa Federica Fontana.
La sepoltura di Mondeval de Sora (San Vito di Cadore) è esposta al Museo “Vittorino Cazzetta” di Selva di Cadore.
Per saperne di più
L’articolo originale dal titolo A snapshot of Late Mesolithic life through death: An appraisal of the lithic and osseous grave goods from the Castelnovian burial of Mondeval de Sora (Dolomites, Italy) è stato recentemente pubblicato sulla rivista scientifica Plos One.
Gli autori dello studio sono Federica Fontana, professoressa del dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Ferrara, la professoressa Emanuela Cristiani dell’Università di Roma La Sapienza, Stefano Bertola borsista Unife, François Briois ricercatore CNRS Université de Toulouse Jean Jaurès (Francia) e Sara Ziggiotti, già assegnista Unife.
La sepoltura di Mondeval de Sora (San Vito di Cadore), insieme al corredo di oggetti di accompagnamento e ad altri importanti reperti rinvenuti nel sito, è esposta al Museo
“Vittorino Cazzetta” di Selva di Cadore.
- La puntata del programma Linea Bianca dedicata alla sepoltura di Mondeval de Sora (30 gennaio 2021)
A cura di CHIARA FAZIO