Sport e Università | Intervista a Isabel Mattuzzi, tra atletica e archeologia
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Isabel Mattuzzi, 26 anni di Rovereto, è una studentessa prossima alla laurea magistrale in Quaternario, Preistoria e Archeologia all’Università degli studi di Ferrara. Lo studio è da sempre una sua priorità, l'archeologia la sua passione, ma in questi anni Isabel ha collezionato molti successi anche nello sport: campionessa di atletica, runner nelle Fiamme Gialle, per diversi anni è riuscita a portare avanti entrambe le strade, portando ottimi risultati in entrambi i contesti.
Quest'anno Isabel ha deciso di dedicarsi completamente all'obiettivo per lei più importante, l’archeologia, e di sacrificare l'impegno nell'atletica, affrontando una scelta non semplice. Le abbiamo chiesto di parlarcene in questa intervista.
La studentessa Unife Isabel Mattuzzi
Isabel, andiamo per gradi e partiamo dalla tua passione per l'archeologia: da dove nasce?
Ho sempre avuto un interesse per le discipline umanistiche, già fin dalle elementari, poi ho frequentato il liceo classico e ho capito che il mio sogno sarebbe stato quello di studiare archeologia greca. Per poter continuare ad allenarmi con il mio allenatore però sono rimasta a studiare a Trento, quindi ho fatto la scelta di continuare gli studi in una triennale a Trento in lettere classiche.
Successivamente proseguendo con la carriera sportiva ho ripetuto la stessa scelta anche per la magistrale nel 2018, iscrivendomi al corso Magistrale in Quaternario, Preistoria e Archeologia all’Università di Ferrara nella sede di Trento, essendo la magistrale interateneo. Purtroppo in questo modo ho dovuto sacrificare il fatto di studiare archeologia greca, quello su cui avrei voluto realmente specializzarmi, ma allo stesso modo sono comunque soddisfatta di quello che sto imparando in questo corso.
Come ti sei sentita quando hai iniziato a frequentare il corso di Archeologia a Unife? Qual è la materia che ti è piaciuta di più?
Provenendo da una laurea in lettere classiche frequentare adesso questo corso di studi mi ha come “aperto un mondo”. Non avevo mai fatto materie come archeozoologia, archeobotanica, archeopetrografia e la cosa che ho apprezzato molto è che il corso di Ferrara è multidisciplinare e mi ha permesso di vedere l’archeologia in tutte le sue sfaccettature, e per me che provenivo da un corso di studi diverso è stato molto importante.
Ciò che mi ha molto interessato sono state anche le attività extracurriculari, come i viaggi studio a Roma e Pompei, la ricognizione che abbiamo fatto quest’anno sulla villa romana di Bocca delle Menate, i corsi organizzati dalla professoressa Dubbini e i corsi del professor Vaccaro, con cui mi laureerò, in archeologia delle province romane. Adesso sto infatti scavando con il prof. Vaccaro a Nago, in Trentino, in un sito romano.
Cosa vedi nel tuo futuro?
Essendo prossima alla laurea magistrale successivamente vorrei fare un corso di specializzazione o un dottorato in archeologia greca. Mi piacerebbe lavorare in ambito accademico in materia di archeologia classica, come insegnante. Contemporaneamente però sto anche completando i crediti che servono per poter insegnare greco o latino alle superiori quindi eventualmente sarei comunque più che contenta di andare ad insegnare lì.
Non possiamo non parlare, nel tuo percorso di vita, dell’atletica. Cosa rappresenta per te questo sport? Cosa significa essere un’atleta di alto livello?
Io ho iniziato a fare sport un po’ per gioco alle medie con le corse scolastiche. I primi anni delle superiori avevamo quasi una squadra ed eravamo abbastanza forti come liceo, poi però ho cominciato ad essere stata combattuta tra sport e studio, che è sempre stata una costante “lotta” nella mia vita, quello di arrivare ad alti risultati allo studio e contemporaneamente anche nello sport.
Ci sono stati momenti in cui mi dedicavo di più allo studio e altri di più allo sport, ma in realtà non ho mai dato tanto peso allo sport, mi piaceva e mi piace ancora la sensazione di correre forte ma non lo facevo mai per il risultato, solo per passione. Ho provato a farla diventare una priorità negli ultimi quattro anni, quando sono entrata nelle Fiamme Gialle al primo anno di università, e ho cercato di puntare di più sull'atletica e di farlo con costanza, ma se mi sono resa conto che non riuscivo ad essere costante nello sport e nello studio dando il massimo in entrambi, quindi ho poi preso una scelta, quella di continuare con l'archeologia.
Posso dire che essere un atleta di professione è una grande opportunità perché comunque ti permette di viaggiare, vedere posti nuovi e fare molte esperienze ma sicuramente è un grande impegno a livello fisico e mentale. Ovviamente ho iniziato anche ad inserire più allenamenti, curare di più la dieta e la parte con il fisioterapista. In procinto di una gara poi devi essere concentrato e con il focus sulla gara, non puoi esserti stancato troppo con lo studio o altre preoccupazioni.
In questo periodo hai deciso di non continuare con la tua carriera da agonista. Come mai? E’ stata una scelta difficile/ sofferta?
Si è stata abbastanza sofferta, perchè per me lo studio è sempre stata una priorità rispetto allo sport però anche quest’ultimo è qualcosa che effettivamente mi piace, infatti è proprio per questo che ci ho messo tanti anni prima di prendere questa decisione.
Inoltre, sono sempre stata circondata da persone che mi hanno aiutata a crescere, tanto nello sport quanto nello studio in verità, ma soprattutto il mio allenatore che ha dedicato ore e ore ad allenarmi e farmi arrivare dove sono arrivata e quindi dire a loro che ad un certo punto cambio strada non è stato semplice. Però paradossalmente il mio allenatore è stata la persona che ha capito più di tutti la mia scelta, erano tanti anni che gliene parlavo e quindi se lo aspettava. Mi ha supportato e mi ha detto “anche se adesso hai bisogno di crearti una nuova carriera penso che quando troverai la tua stabilità e ti andrà tutto bene nella vita, tornerai a fare questa maratona che non abbiamo ancora fatto”.
Per i miei genitori invece è stato già un po’ più difficile accettare inizialmente questa scelta, perchè, ovviamente, da genitori che vogliono stabilità per i propri figli, avevano visto che io avrei potuto avere una stabilità economica entrando nelle Fiamme Gialle e quindi il fatto che abbia rifiutato questo posto fisso non è stato facile da accettare. Ma in realtà saranno sempre disponibili ad aiutarmi per vedermi realizzata.
Cosa ti ha fatto capire qual'era la direzione giusta da intraprendere?
Secondo me sono stati due fattori: innanzitutto il fatto di essermi spostata a Ostia per allenarmi dopo essere entrate nelle Fiamme Gialle, perchè anche se mi trovavo bene con il mio allenatore a Rovereto era sempre un contesto non molto professionale, il mio allenatore lo faceva come volontario e non avevo altri compagni con cui allenarmi.
L'allenatore che avevo a Ostia però non era molto disponibile ad aiutarmi a trovare un compromesso tra studio e atletica, rimarcava molto sul fatto che allenarmi era il mio lavoro e dovevo dare delle garanzie. Dunque mi sono resa conto che non potevo stare a metà strada tra le due vite e non volevo abbandonare gli studi; in più avvicinandomi alla laurea mi sono resa conto che ero uscita fuori tema da quello che realmente volevo studiare e che quindi avevo già sacrificato troppo. Ho deciso dunque di prendermi un po’ di tempo per riprendere in mano la strada che sento più mia. Tralaltro mi sono resa conto di non aver fatto molta vita universitaria, avevo perso il contatto con i miei colleghi, non facevo gli scavi, arrivando a laurearmi in archeologia senza aver mai scavato e non mi stava bene. Insomma per quanto io possa aver usato tutto i miei mezzi per far combaciare entrambe le cose, la professione di archeologo non era compatibile con il lavoro di atleta.
Cosa diresti a chi si trova davanti a un bivio e deve compiere delle scelte che possono essere decisive?
Nel mio caso io ho provato a tenere insieme le due cose, ed è giusto provarci. Se non si riesce però bisogna sapersi ascoltare e cercare di capire qual è la cosa più giusta per te. E’ importante trovare il coraggio poi di prendere una scelta perchè non ha senso dedicare gran parte della propria vita a qualcosa che non si sente come proprio, e prima si fa il passo e prima si può iniziare a costruire l’altra strada, invece se si rimane in bilico secondo me si rischia di fare male entrambe le cose. Quello che mi sento di dire è che comunque bisogna essere felici di dove si riesce ad arrivare.
INTERVISTA a cura di ARIANNA MOSCA tirocinante del corso di Scienze e Tecnologie della Comunicazione di Unife