"storie sparpagliate" - Serata conclusiva del laboratorio teatrale 2013-14
storie sparpagliate
uno studio teatrale diretto da Michalis Traitsis - Balamòs Teatro
con gli allievi del laboratorio teatrale del Centro Teatro Universitario di Ferrara Giulia Aguzzoni, Alessia Beccari, Daniele Bolognesi, Giuliana Bolognesi, Martina Cuono, Roberto Gamberoni, Tania Notte, Roberta Pira, Giulia Tiozzo, Flavia Tisato
e le voci delle detenute della Casa di Reclusione Femminile di Giudecca
luci: Cristina Iasiello
ingresso su prenotazione: 328 8120452 info: www.balamosteatro.org
Lo studio teatrale conclude le attività 2013-14 del Centro Teatro Universitario, ed è stato preceduto mercoledì 2 luglio a Venezia dall’ormai tradizionale incontro di laboratorio tra gli allievi di Ferrara e le detenute della Casa di Reclusione Femminile di Giudecca: una sorta di scambio/baratto tra il lavoro su “storie sparpagliate” e “Cantica delle donne”, lo spettacolo che nel mese di marzo 2014 ha chiuso il percorso teatrale condotto da Michalis Traitsis presso il carcere. Da tale appuntamento sono stati tratti alcuni testi registrati dalle donne detenute che fanno parte dell’evento ferrarese.
“Nulla ci riduce a sogni senza sogni...”
È la battuta iniziale che da origine a visioni e frammenti che si collocano in una linea di confine tra la realtà e l’onirico, in un avvicendarsi di generazioni cosi diverse eppure cosi accomunate da speranze e spogliazione di ogni speranza, in un Paese che a tratti sembra non avere scampo. È una figura nera che la mormora e che da altri viene chiamato Maestro. Poco importa se sia un maestro di rivoluzioni o di fallimenti, di verità o finzioni. Quello che lascia passando e dileguandosi velocemente è un intangibile quaderno di memorie, di appunti sparsi che apparentemente non hanno connessione tra di loro ma che hanno intimamente a che fare con il dipanarsi degli anni, attraverso immagini, canzoni, poesie, personaggi che hanno lasciato orme e determinato scelte e fughe.
Ci sono frammenti di vita quotidiana, il mercato dei ricordi che rappresenta un crocevia di storie passate e di relazioni vissute, feste gioiose sotto la luna estiva, la ricerca di una luce come una direzione, un cabaret, parodia di un Italia sbandata; la storia di Salvatore Carnevale, un sindacalista difensore del diritto alla terra, che sulla terra viene giustiziato e lasciato morire; un pupo che rivendica un briciolo di libertà dal suo puparo, il puparo che non abdica al suo potere e che sembra alludere al lavoro di uomini, spesso stranieri, trattati come proprietà; due misteriosi elfi che prendono in giro se stessi e il mondo intero, apostrofando la generazione di un non meglio definito oggi come generazione sfortunata, e sembrano sollecitare a non trascurare l’ironia come possibilità di affrontare ogni bufera; la vicenda di Sacco e Vanzetti, ad ammonire che le ingiustizie non hanno tempo.
Il finale tratto dalle “Città Invisibili”, sigilla l’ultima pagina dell’ipotetico quaderno di appunti, una riflessione amara su questo tempo tetro e aggrovigliato, dove parlare di inferno non è purtroppo né eccessivo, né retorico, ma dove l’unica ancora della vita è esercitare la paziente ricerca di valorizzare quello che si ha.
Le voci registrate delle detenute della Casa di Reclusione Femminile di Giudecca rievocano pensieri e riflessioni da Pier Paolo Pasolini a Italo Calvino, su un Italia che fatica a ritrovarsi.