Prototipazione della Sacrestia Nuova di Michelangelo, Firenze
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Fin dall'antichità, gli inventori, gli architetti si sono sempre serviti di un piano bidimensionale per progettare, comunicare e valutare le idee, prima di poterle tradurre in pratica. Anche con l’avvento, negli ultimi anni, della modellazione tridimensionale, si è sempre restati legati alla visione di una proiezione bidimensionale di un modello 3D, il progettista non è mai assolutamente certo che ciò che osserva sullo schermo sia una fedele rappresentazione del concetto che intende realizzare e che questo venga capito dal committente. La stampa 3D è il tentativo più riuscito di sfondare questa barriera: quella di trasformare le immagini bidimensionali in un oggetto solido e concreto, da toccare con mano.
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Realizzare modelli in scala di progetti architettonici e di dettagli esecutivi è oggi possibile elaborando direttamente il modello 3D digitale. Un utilizzo poi che non segue il flusso progettuale è quello di prototipare elementi scansiti che appartengono al settore archeologico e dei beni culturali: sono solitamente pezzi unici e per questo motivo vanno preservati e documentati. Il processo prevede l’acquisizione della forma tramite laser scanner 3D, la successiva modellazione solida ed infine la prototipazione.
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Il poter lavorare con polveri molto sottili permette, inoltre, di avere un’alta fedeltà di dettaglio e, cosa non secondaria, la possibilità di utilizzare la superficie della stampa 3D per apporvi patine pittoriche che simulino lo stato conservativo e percettivo del reperto archeologico o del bene artistico. Le caratteristiche della polvere di gesso del prodotto stampato fanno sì che al tatto e alla visione si simulino efficacemente gli effetti dello stato materico originale.
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