Il restauro delle Arcate I e II ampliazione del Cimitero Monumentale di Torino

last modified Jan 27, 2010 07:31 PM
Gennaro Napoli, Architetto, Membro Commissione Funzionari Pubblici della Provincia di Torino

Parlare del progetto contemporaneo nel contesto storico, per introdurre una serie di interventi su lavori di restauro nel corso di un “convegno” che tratta di Restauro Recupero e Riqualificazione, potrebbe apparire cosa ardua. L’eventuale e probabilmente erronea dissonanza che potrebbe cogliersi tra le tematiche del restauro ed il “progetto contemporaneo” risiede in una ricorrente associazione che abbina la locuzione “progetto contemporaneo” alla realizzazione delle recenti architetture, siano essi elementi edilizi che di pianificazione o arredo urbano. Tale associazione acquista, per di più, maggior rilievo quando si pensa all’architettura contemporanea in relazione ai contesti storici.
 

Tuttavia, se si riflette con maggior attenzione, il “progetto contemporaneo” appare essere altra cosa. Se analizziamo dunque la locuzione “progetto contemporaneo”, dei due termini il secondo “contemporaneo” risulta indubbiamente chiaro: svolto e realizzato nel nostro stesso tempo. Qualche osservazione in più deve essere allora spesa per il termine “progetto”. Se con il termine progetto, in architettura, intendiamo il processo e la capacità di immaginare, prefigurare e rappresentare una serie di operazioni che, di fatto, possono intervenire sullo stato delle cose per modificarle secondo una predeterminata idea per il perseguimento di un predefinito obbiettivo, un progetto appunto, allora nel campo della progettazione dobbiamo ricomprendere anche quelle del restauro. Un intervento di restauro infatti, prima ancora di essere l’esecutività di una sommatoria di lavori, presuppone un’attenta attività di progettazione, vale a dire una circostanziata prefigurazione tale che possano essere controllati possibilmente tutti i processi di modifica dello stato dei luoghi, anche verificandone le dovute proiezioni nel tempo. Le attività preliminari un intervento di restauro sono espresse da un “progetto” e, quelle svolte dai colleghi che illustreranno i “casi studio” nell’ambito dell’odierno convegno, sono ovviamente “contemporanei” e calate in contesti storici.
 

Può allora essere individuata una peculiarità che invariabilmente accomuna i vari contemporanei progetti di restauro? Esiste un modus operandi che, indipendentemente dalle possibili opzioni e scelte individuali, ne caratterizzi l’iter progettuale? Probabilmente la risposta può essere affermativa. Un progetto di restauro ha per oggetto un edificio esistente, storicamente e architettonicamente connotato, che ha sovente valenza di bene culturale e pertanto tutelato dalla vigente normativa in materia. Il progetto di restauro deve quindi partire da una attenta analisi e conoscenza dell’edificio oggetto di intervento. La disciplina del restauro ha affinato una pratica dell’analisi certamente all’avanguardia. L’analisi storica, archivistica e iconografica, lo studio della diagnostica e dello stato del degrado, la verifica dei materiali e dell’evoluzione delle stratigrafie, la conoscenza degli interventi succedutosi nel tempo sono, per esempio, dati acquisiti per chiunque si predisponga a redigere un progetto di restauro. Questo modo di affrontare il progetto pone in primo piano l’oggetto dell’intervento al fine di non svilire o contraddire le caratteristiche storiche e architettoniche dell’edificio. Tale procedura è comunque perseguita, per prassi disciplinare consolidata, indipendentemente dai complessivi valori espressi dal singolo edificio. Solo in relazione ad una approfondita conoscenza del manufatto il progettista può delineare il campo dei possibili interventi che possono essere minimali e di mera conservazione, come nel caso dei restauri così detti archeologici, o possono prevedere più o meno ampie integrazioni fino alla possibilità di introdurre nuovi organismi architettonici.
 

In questa sede non si vuole esprimere alcun giudizio su cosa possa essere opportuno fare o non fare in ambito del restauro e probabilmente non è neanche corretto definire preconcette categorie di interventi più o meno possibili. In questa sede si vuole bensì evidenziare che solo attraverso una reale conoscenza dell’edificio oggetto dell’intervento si può acquisire la necessaria consapevolezza e sensibilità per operare le dovute scelte progettuali. Ma questo modus operandi, che risulta normale nel campo del restauro, avendo come oggetto di studio architetture preesistenti e storicamente connotate, dovrebbe costituire una modalità comunque valida in qualsiasi processo progettuale. Quello che cambia è l’oggetto dell’intervento, ossia l’oggetto rispetto al quale un progetto deve prefigurare delle modifiche allo stato dei luoghi. Poco importa se deve essere realizzato un nuovo centro commerciale alla periferia di una grande città o deve essere costruita una lussuosa villa in prossimità del mare. In ogni caso sarà un ambito urbano o un tratto di costa ad essere interessati dal nuovo intervento e, pertanto, in questi luoghi saranno apportate modifiche. La stessa sensibilità che si richiede e si presuma abbia chi redige un progetto di restauro, così come la stessa varietà di scelte, dall’opzione minimale fino alla più estesa progettualità, dovrebbero essere acquisite ed espresse anche dal progettista chiamato a redigere i progetti precedentemente presi ad esempio. L’esemplificazione di progetti e di interventi di restauro può offrire un valido contributo in tale senso e, contemporaneamente, può aiutate gli specialisti del settore a confrontarsi con una più ampia platea di attenzioni.