Rilievo Morfometrico a Pompei
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Dec 10, 2010 09:45 AM
2.10 Rilievo morfometrico a tridimensionale a Pompei.
Dieci anni di sperimentazioni di tecnologie integrate di contesti urbani, architetture e reperti archeologici
La rapidità con cui il processo di metabolizzazione delle immagine digitali risulta incessantemente carnivoro e autocelebrativo, facilita la perdita di obiettivo a fronte di una comprensibile quanto ammiccante azione di promozione indotta dalla valorizzazione (spesso antagonista al “consumo”) del bene culturale. In quest’ottica, complessa anche da mettere a fuoco proprio per le stimolazione dell’innovazione tecnologica, è sempre alle porte una sostanziale disaffezione degli specialisti e degli operatori tecnici che chiedono di ritrovare, nella sostanza dei dati, una validità almeno descrittiva e quindi utilizzabile, della materia. Nel caso del sito archeologico di Pompei, la problematica introdotta appare ancora più esplicitabile e riconoscibile, in quanto il confronto tra la Pompei com’era e la Pompei com’è e come ogni giorno si trasforma, degrada, modifica offre uno straordinario terreno di sperimentazione e di ricerca. La scelta di campo, che non trascende tutti i possibili inviluppi interdisciplinari, si lega ai cantieri di scavo e di restauro e alla fase di ricerca orientata alle problematiche conservative, facendo dell’evoluzione della tecnologia per il rilievo automatico della geometria un elemento innovatore che consente di introdurre il dato metrico morfologico ad alta densità informativa come supporto essenziale per la costruzione di banche dati tridimensionali, capaci di costituire nel tempo un utile archivio della memoria geometrica dell’architettura e dell’archeologia, applicabile a fini di ricerca da parte di archeologi, architetti, storici dell’arte e dell’architettura, ma anche soprattutto per scopi di tutela e conservazione e di supporto ai processi di restauro e di formazione. | |||||||||||||||||
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Il progetto, che ha avuto inizio nel 1998 con le prime acquisizione tridimensionali nell’Insula dei Casti Amanti, è prima di tutto una collaborazione scientifica che prevede l’applicazione di strumentazione laser scanner 3D, attraverso il coinvolgimento di Enti, Università, Fondazioni, Centri di ricerca nazionali ed internazionali e aziende leder nei diversi settori. L’ambizioso obiettivo della ricerca è quello di definire i criteri di organizzazione di una banca dati informatizzata opportunamente organizzata a vari livelli pensati innanzi tutto per la conservazione e il restauro, ma anche per la valorizzazione e la fruizione, in cui saranno raccolti, ad iniziare dai modelli tridimensionali ottenuti con il laser scanner 3D, i dati topografici, fotografici, diagnostici, strutturali ad essi correlati. La banca dati informatizzata permetterà inoltre la consultazione e l’aggiornabilità integrata di tutti i dati raccolti, punto di partenza per la valorizzazione e soprattutto per la gestione conservativa e manutentiva dell’esteso, articolato e diversificato patrimonio urbano, edilizio e monumentale di Pompei. | |||||||||||||||||
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Il cantiere di restauro: da Asellina a Verecundus Il progetto denominato “Da Asellina a Verecundus: ricerca, restauro e monitoraggio sulle pitture di alcune celebri botteghe di via dell'Abbondanza a Pompei (Regio IX, Insulae 7 e 11)”, è nato dalla collaborazione fra la Soprintendenza Archeologica di Pompei, la Facoltà di Architettura Valle Giulia dell’Università di Roma La Sapienza, la Facoltà di Architettura e il Centro DIAPReM dell’Università di Ferrara (Responsabile Scientifico Marcello Balzani) e la II Facoltà di Ingegneria (sede di Forlì) dell’Università di Bologna, con l’obiettivo della salvaguardia delle strutture architettoniche e decorative, la sperimentazione di metodologie e materiali nel restauro e la formazione di diverse figure professionali che operano nel campo del restauro. L’Università e la Soprintendenza Archeologica hanno operato anche attraverso il coinvolgimento di aziende private e fondazioni per il finanziamento delle ricerche e dei lavori di restauro. Il restauro delle pitture e delle iscrizioni di via dell’Abbondanza è infatti un esempio del ruolo che dovrebbero avere i privati, sia aziende che fondazioni, che vogliano sostenere la ricerca e la tutela indirizzando risorse private verso progetti di restauro e di conservazione dell’area archeologica. |
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L’intervento, collegato al progetto di ricerca, ha riguardato alcune facciate poste sul braccio del decumano massimo compreso fra il Foro e porta Sarno (oggi detto via dell’Abbondanza). Queste facciate sono state riportate alla luce durante le operazioni di scavo condotte nel 1912 dallo Spinazzola. | |||||||||||||||||
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