Diritto romano - 6 crediti
Titolo del corso:
“ Non dolet?”
Premessa.
Lui è Caecina Paetus. Condannato a morte da Claudio per lesa maestà, è deciso ad evitare l’infamia dell’esecuzione capitale prevenendo il carnefice. Lei, sua moglie Arria maggiore, impugna il ferro per prima, si trafigge, lo estrae e lo porge al marito dicendogli ‘non fa male’ ( ‘Paete, non dolet’: Plin. epist. 3,16,6). Quadro tragico, che ha nei secoli ispirato pensatori poeti pittori. Icona del ‘suicidio libero e impunito, anzi esaltato’ nell’antichità classica. Ma è vero che il suicidio a Roma ‘non abbia fatto male’ ? Suicidio e diritto romano. Suicidio impunito/suicidio punito. La dicotomia, brandita come una clava nel dibattito moderno tra fautori e detrattori della penalizzazione del suicidio, ha fatto strame della critica dei testi, che invece vanno restituiti alla loro inquietante ambiguità.
Contenuto del corso.
1) Dal medioevo fino alle codificazioni moderne, nell’Europa intera, il suicidio compiuto, o semplicemente tentato, è inteso come un delitto. Pene patrimoniali e pene ignominiose sul cadavere. Il processo di depenalizzazione. L’influenza determinante del pensiero illuminista. In casa nostra, Beccaria (chiosato da Voltaire), Filangieri, Pilati (ed altri) e l’impiego del diritto romano contro la penalizzazione. Quali pene nella practica rerum criminalium, attraverso la lettura di alcuni testi giurisprudenziali tra ‘500 e ‘600 (Damhouderius, Carpzovius, Matthaeus, Voetius ed altri). Quali i ‘formanti’ della penalizzazione: il pensiero della Chiesa e il diritto romano (sì, sempre lui).
2)Diritto romano tra sanzione e permissione. Lettura e commento delle principali testimonianze, giuridiche e letterarie.
TESTI CONSIGLIATI:
1) A.D. Manfredini, Il suicidio - Studi di diritto romano, Torino 2008 ed. Giappichelli.
2) Testi e commenti scaricabili:
I – Suicidio/Età intermedia/Testi
