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conversazioni.txt

19 feb 2020

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voi gridate contro queste care figurine? dice il mago. e
pure siete voi, e` la vostra generazione, che si chiama sciocchezza,
ipocrisia, servilita`. con le vostre pie bigottaggini, con le vostre
vigliacche concessioni, voi avete avvelenato la vostra religione,
la vostra filosofia, la vita intera. d'altra parte, tutto e` sogno,
chimera, illusione. la poesia e` tanto pazza quanto la realta` e` stupida.
la storia e` una commedia che il buon dio si concede per ammaZzare il
tempo. in fondo in fondo, a questo buon dio, che fa paura ai bambini
e alle balie, voi non ci credete piu' di quello ci creda io. solamente
voi siete tanto vigliacchi che non ardite dirlo. voi non vi stimate
nulla voi stessi; ma vi mettete in positura dinnanzi al mondo, vi
imbacuccate di berretti, croci, nastri; e vi scambiano per eroi. bene!
io, per me, sono un pazzo: non credo a nulla, disprezzo me stesso, ma
dico la verita`. il mio cuore sanguina; ma le vostre stolte infamie
non mi strapperanno mai altro che un ghigno di disprezzo, e io ho il
diritto di frustarvi in faccia. cosi' parlava il mago trasformato
in pazzo di corte, con lo scettro di buffone nell'una mano e la
frusta nell'altra. dai al miserabile! addosso al ciuco! morte al
bestemmiatore! grido` tutta la canaglia romantica, aristocratica e
clericale. ma egli, afferrando una torcia affocata, la ruoto` intorno
a se', e intono` con voce stentorea la marsigliese. oh, questo canto
vi fa paura! disse: per soffogarlo, voi vorreste rizzare un patibolo.
v'aiutero`. il mago evoco` allora lo spettro della ghigliottina. ed
ella si rizzo`, alta e sanguinolenta, entro una nebbia rossa; e le si
aggiravano intorno corpi senza testa, e si facevano riverenze l'un
l'altro: erano Maria antonietta e la sua corte. corpi senza testa,
ecco l'immagine della vostra societa` disse ridendo il terribile pazzo.
e gia` si sentiva cantare lontano la marsigliese, la carmagnola,
il ca ira; e cotesti canti andavano crescendo come il muggito della
tempesta, al rintocco del 1848. le jour de gloire est arrive' grido`
il poeta, gittando la sua torcia nel tavolato dell'intarlato edifizio.
la fiamma rossa lo investi', e crepitando di gioia guadagno` il culmine.
le travi scricchiolarono, la folla scappo`: in un batter d' occhio
la splendida sala fu un braciere, e sprofondo`. il poeta gitto` un
grido di trionfo. ma tutto a un tratto si trovo` nella triste torre,
invecchiato, malinconico, solo. come avviene nei racconti delle
fate, quando svanisce il castello pieno di fiaccole, di valletti e
di damigelle; egli non udi' piu' altro che gli stridi della civetta e
della strige. allora il poeta grido` tristamente: e pure io ho amato!
e pure io ho creduto all'ideale! forse non mai era stato piu' sincero
d'allora; ma egli aveva troppo riso, e non fu creduto.
dopo cio`, a discorrere, di fuga, del romanticismo mescolato alla
politica, tocchera` a me.

da principio romanticismo e patriotismo furono in germania una
cosa. le memorie del medio evo cristianotedesco risvegliate con
poetica sentimentalita` nel romanticismo durante la signoria francese
infiammarono i combattenti del 1813: l'orgoglio delle vittorie del '13
e del '15 alla sua volta rese quasi nazionale la riazione, e inebrio` e
licenzio` a' piu' furiosi eccessi mistici e feudali il romanticismo. ci
fu tempo, breve per verita`, che la germania, e non solo la germania,
parve avere perduto il senso del vero, la conscienza del moderno, la
superbia della eredita` del secolo decimottavo. fu un terror bianco di
medio evo, uno stravizio d'idealismo, un carnevale di spiritualismo.
e il carnevale era la quaresima; e il digiuno delle idee durava tutto
l'anno; e mille Braghettoni morali mettevano gran foglie di fico su le
nudita` della primavera, su L' oscenita` dell'estate. intanto i principi
invitavano per mezzo degli usseri i patrioti e i combattenti del '13 e
del '15 a maturare nelle fortezze la loro educazione per l'avvenire; e
unO fattisi saldare da' sudditi i debiti suoi e del figliolo, che non
erano pochi, profferiva una carta costituzionale al prezzo di quattro
milioni di talleri, e poi si sarebbe contentato anche d'un ribasso
di due milioni; un altro concedeva la costituzione, ma solamente per
i nobili e gl'impiegati, e con la discussione segreta; un terzo la
rimandava a quando avesse ultimato un suo spartito o a quando fosse
finito il domo di colonia. cosi' non poteva durare. il romanticismo
intanto, come poesia, languiva tisico, per quel suo peccato originale
di aver voluto sequestrarsi dal vero e vivere di profumi inebrianti fra
i vapori e l'azzurro di un mondo fantastico, dalle cui cime riguardava
con mesto disprezzo le bassure coltivate e abitate, che pur producono
il buon pane, il buon vino, il buon manzo, e i dolori e le gioie di
tutti i giorni. esalata, per estenuazione e rifinimento, l'anima; le
forme rimasero cio` che senza anima sono le forme. e mentre i corvi
seguitavano a gracchiare intorno ai campanili, e i falchi roteavano
intorno alle torri, e nelle torricelle tubavano le tortori, e i
paperi diguazzavano nella probatica piscina della estetica, i cigni
emigravano; e dalle uova deposte nella terra dell'odiata rivoluzione
sgusciava, al sole delle giornate di Luglio, la giovine alemagna.

la giovine alemagna usciva dagli scritti del heine e del borne,
due ebrei gia` convertiti, se non proprio al cristianesimo, certo il
primo alla poesia, il secondo alla repubblica. heine assai prima
delle giornate di luglio aveva gittato A le ortiche la tonaca del
romanticismo; e ne' reisebilder si era dichiarato per napoleone, per
la borghesia, per la liberta` filosofica politica e letteraria; tutte
parole e idee che allora andavano insieme a braccetto all'avventura:
fuoruscito in Parigi dopo il '30, sono` a doppio contro il romanticismo
e la vecchia germania..