Carlo Longhini. Una vita per la medicina | Il ricordo di Unife nella parole di Roberto Manfredini
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E' venuto a mancare ieri domenica 27 dicembre il Professor Carlo Longhini, già docente di Medicina interna dell’Università di Ferrara e Direttore della Scuola di Specializzazione in Reumatologia prima e di quella di Nefrologia poi.
Il Rettore Giorgio Zauli per l'Ateneo tutto esprime ai familiari il più vivo e sentito cordoglio.
Di seguito, un ricordo del Professor Longhini da parte del Professor Roberto Manfredini.
Il prof. Carlo Longhini è mancato ieri, domenica 27 dicembre, ennesima vittima della pandemia Covid-19, nell’Ospedale al quale aveva dedicato gran parte della sua vita.
Il prof. Longhini non è stato il mio Maestro, ma in questo momento di profonda tristezza, considero un onore scrivere queste poche righe di ricordo di uno stimato Collega ma soprattutto di una persona a cui devo tanta riconoscenza.
Il prof. Longhini aveva conseguito la Laurea in Medicina e Chirurgia, presso la nostra Università, nel 1962. Nel suo brillante iter formativo, si annoverano ben quattro specializzazioni (Cardio-Reumatologia, Endocrinologia e Malattie del Metabolismo, Medicina Generale e Gerontologia e Geriatria), oltre alla Libera Docenza in Chimica e Microscopia Clinica (1971) e a stages all’estero, presso la Clinique Cardiologique de l’Hopital Lariboisière, Université Paris-VII (1971 e 1974).
Vincitore di concorso di prima fascia di Medicina Interna (DM 4.8.1988), veniva chiamato presso l’Università di Sassari come titolare della cattedra di Fisiopatologia Clinica, e poi affidatario anche dell’insegnamento di Medicina Interna per il Corso di Laurea in Odontoiatria e Protesi dentaria. Il prof. Longhini pochi anni dopo faceva poi ritorno a Ferrara, come titolare della Cattedra di Medicina interna presso il Corso di Laurea in Odontoiatria e Protesi Dentaria. Oltre a ricoprire molteplici insegnamenti in numerose Scuole di Specializzazione, è stato egli stesso Direttore della Scuola di Specializzazione in Reumatologia prima e di quella di Nefrologia poi, quest’ultima sino alla quiescenza, il 31.10.2010.
Ma la grande passione del prof. Longhini è sempre stata la Cardiologia, e la sua attività di ricerca dedicata alla fisiopatologia e alla diagnostica cardiovascolare, con predilezione per gli studi di cardiologia non invasiva. Stetoscopio ed ecocardiografo erano le sue appendici, quasi dotate di vita propria, come testimoniano gli studi su funzione diastolica e flusso venoso polmonare, valutazione del circolo periferico e funzione cardiaca nel paziente diabetico ed iperteso, parametri ecocardiografici e proprietà meccaniche nei vasi di conduttanza in varie condizioni patologiche, e molto d’altro. Studi raccolti in circa 300 pubblicazioni in extenso, oltre che in monografie e capitoli di libri. In una epoca così diversa dalla attuale, dove ogni giorno con un semplice click sul computer abbiamo a disposizione i risultati della ricerca mondiale, ma al contempo veniamo schedati attraverso indicatori bibliometrici asettici e anglofoni (Impact factor, H-index, Citation index), la valutazione del proprio operato scientifico era allora affidato al giudizio dei grandi ‘guru’ internazionali. Fra questi, Arthur E. Weyman, fondatore del laboratorio di ecocardiografia del Massachussets General Hospital della Harvard Medical School, che citò la ricerche del prof. Longhini nel suo testo di riferimento Principles and Practice of Echocardiography (1994). Membro di numerose società scientifiche italiane ed internazionali (fra cui European Society of Cardiology e American College of Cardiology), il prof. Longhini aveva instaurato collaborazioni scientifiche internazionali con le Università di Leiden (Olanda), Leuven (Belgio) e la Cornell University (New York). Nell’ultimo decennio di attività accademica, aveva organizzato due seminari internazionali di Cardio-Nefrologia (2004 e 2006) e anche un workshop internazionale su “Cuore di donna” (2007), antesignano della Medicina di Genere (o Genere-Orientata) di cui ora tanto si parla. Last but not least, l’impegno assistenziale rivolto alla cura diretta dei pazienti, con l’attenzione e la meticolosità ereditata dal padre (medico di medicina generale, di condotta – come si diceva allora), sia come specialista cardiologo ambulatoriale prima, e poi come Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Clinica Medica dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Ferrara (Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale della nostra Università).
Mi sono dilungato anche troppo con dettagli tecnici e, se il prof. Carlo (come lo chiamavamo con rispettosa familiarità) fosse stato presente, avrebbe cominciato a sbuffare e mi avrebbe invitato a smettere, magari con toni... un poco alti. Se gli ormai abbandonati vecchi muri del IV piano delle ‘Nuove Cliniche Universitarie’ dell’indimenticato S. Anna di corso Giovecca potessero parlare, avrebbero molto da raccontare sulle infinite nottate trascorse al lavoro nel suo studio-laboratorio assieme ai suoi allievi – alcuni dei quali ora in posizioni di prestigio in vari ospedali - ma anche su epiche sgridate, i cui echi si scontravano con il silenzio delle Mura di Rampari di San Rocco.
Il prof. Longhini non è stato il mio Maestro, ma nonostante il carattere difficile, chiuso, introverso, spesso scontroso, era una persona molto sensibile, dotata di spirito e humor, e soprattutto leale ed estremamente onesta. La mia riconoscenza è grande, perché in un momento difficilissimo della mia carriera, devo a lui, oltre che al Magnifico Rettore e al Sig. Preside, la possibilità che mi venne data dieci anni fa, al termine del periodo di congedo presso l’Azienda USL, di succedergli nella direzione della Clinica Medica. E per avermi affidato la sua preziosissima collaboratrice, la dottoressa Isabella Bagnaresi, tuttora insostituibile colonna del nostro Istituto. Oltre a Isabella e al sottoscritto, lo salutano Fabio Fabbian, Benedetta Boari, Christian Molino, Elisa Misurati, Ruana Tiseo, Alfredo De Giorgi, Marco Pala, Micol Russo, Stefano Benati, Dolores Rezzini e Mauro Pasin.
Arrivederci, caro prof. Carlo. Sono certo che lassù riuscirai a farti assegnare un buon apparecchio di ecocardiografia, e se S. Pietro non provvederà celermente, mi sa che le Tue ‘rimostranze’ sarebbero ben percepibili a molte nuvole di distanza…
Arrivederci, professore. E grazie.
Professor Roberto Manfredini