Marta Modolo | Una borsa Marie Skłodowska-Curie per capire come pensavano i Neanderthal
Persone
Fosse scavate e circondate da pietre per contenere il fuoco, i focolari erano il centro della vita sociale degli uomini preistorici. Raccolti attorno alla fiamma, i nostri antenati si riscaldavano e cucinavano, al sicuro da animali feroci tenuti lontani dal fuoco. E nel fuoco, venivano gettati tutti gli scarti. Rendendo in questo modo i focolari, oggi, una preziosa fonte di informazioni per gli archeologi.
Disegno di un focolare
Ce lo spiega Marta Modolo, archeozoologa. Nel suo curriculum, una laurea magistrale in “Scienze Preistoriche" conseguita all'Università di Ferrara, e un dottorato di ricerca in “Quaternario e Preistoria” conseguito a Tarragona, Spagna.
Marta è pronta a tornare per condurre le sue ricerche a Grotta di Fumane (Verona) in uno dei siti archeologici più importanti d'Italia, grazie a una borsa di studio Marie Skłodowska-Curie, il prestigioso finanziamento europeo che sostiene progetti di ricerca in ogni ambito e permette ai giovani ricercatori di rientrare nel proprio paese di origine dopo un’esperienza all’estero.
Le abbiamo fatto alcune domande.
Marta, cosa significa essere una archeozoologa?
L’archeozoologia è una branca dell’archeologia che ricostruisce i rapporti che l’uomo ha avuto con il mondo animale nel passato. In particolare, io studio le ossa degli animali che sono stati cacciati o sfruttati dall'uomo durante la preistoria.
Come è iniziato il percorso che ti ha portato a questo settore?
La passione per la preistoria l’ho avuta fin da piccola, mi ha sempre affascinata. Durante gli studi triennali in “Archeologia Preistorica” a Cà Foscari ho conosciuto due ragazze ancora mie amiche, che mi parlavano di Ferrara e dei loro scavi. Mi hanno fatto conoscere alcuni ricercatori e da quel momento mi sono innamorata ancora di più della preistoria e anche del modo di lavorare che avevano a Unife, essendo sempre stato uno dei dipartimenti di preistoria più riconosciuti a livello nazionale. Ho deciso quindi di proseguire la mia carriera universitaria a Unife iscrivendomi al corso di studi in “Scienze Preistoriche”. Le mie prime ricerche sono state nei Colli Berici, coordinate dal Prof. Alberto Broglio e anche dal Prof. Marco Peresani che concluso il dottorato mi ha proposto di riprendere le ricerche in Italia a Unife. Ferrara rappresenta per me un po' una seconda casa. Mi sarebbe piaciuto iniziare già da subito, il primo di giugno, ma causa Covid-19 sono ancora qui bloccata in Spagna, potrei iniziare ad agosto.
Marta Modolo alla discussione della tesi di dottorato
Ci racconti il tuo progetto?
Attraverso una metodologia interdisciplinare e di collaborazione internazionale, il mio progetto vuole stabilire in che modo l'uomo di Neanderthal distribuiva i suoi spazi e svolgeva le sue attività a Grotta di Fumane, nel Veronese, uno dei maggiori siti archeologici preistorici d’Europa. Questo tipo di studio, inedito per Fumane, parte proprio dalla caratterizzazione dei focolari della grotta. I resti che gli uomini vi gettavano sono i pezzi del puzzle che cercheremo di rimettere insieme.
L'ingresso di Grotta di Fumane
Come si svolge questa ricerca?
La prima parte del progetto consisterà nel rimontaggio osseo, per il quale utilizzerò i laboratori della sezione di Scienze Preistoriche di Unife. Per il mio lavoro ho bisogno di tanto spazio e di tanta pazienza. E’ un lavoro certosino ma a me diverte, è la parte più pratica del lavoro! Su degli enormi tavoli distribuisco fisicamente tutti i reperti e verifico se “rimontano”, cioè se è possibile identificare l’elemento anatomico dello scheletro e di che tipo di animale si tratta. Per questo progetto i frammenti di ossa che ricostruirò sono stati già precedentemente raccolti del Prof. Peresani e dai suoi studenti durante degli scavi susseguitisi dal 1990 al 2011, ma spero di procedere spedita con le analisi e tornare a scavare!
Foto di osso ricomposto
Come procederai poi?
Una volta che i resti ossei saranno rimontati, il secondo step sarà quello della ricostruzione in 3D. Questa seconda parte del progetto prevede la collaborazione con il Dipartimento di Archeologia Preistorica dell’Università di Gerusalemme. Sarò visitor scientist presso il laboratorio del Prof. Leore Grosman, che ha sviluppato un software per ricostruire le geometrie tridimensionali di una vasta gamma di materiali archeologici. Collaboreremo inoltre con il Dipartimento di Architettura di Unife, con l’utilizzo di uno scanner 3D cercheremo di mettere a punto una metodologia semi-automatizzata per la scansione e ricostruzione dei resti, per avere in un tempo relativamente veloce un puzzle reale.
Cosa volete ricavare da queste ricerche?
Una volta che i resti saranno ricostruiti e analizzati sarà possibile capire, grazie anche alla loro distribuzione, come l’uomo di Neanderthal gestiva i suoi spazi all’interno della grotta: dove mangiava, dove dormiva, la zona per i rifiuti. I dati sulla distribuzione spaziale dei resti saranno trattati applicando la tecnologia GIS, (il sistema informativo geografico che consente di associare informazioni a una mappa), con l’aiuto del Dr. Francesco Carrer dell’Università di New Castle, dove frequenterò un workshop ad hoc.
Marta durante uno scavo
Come si arriva dai reperti a queste informazioni?
Per esempio, per lavorare una carcassa di un animale al fine di ricavarne la carne di cui cibarsi o farne delle pellicce, gli uomini preistorici utilizzavano manufatti litici, fatti con pietre di diversa natura, che venivano utilizzati per tagliare, come i nostri coltelli. In molti casi queste azioni lasciano una traccia sulle ossa, come tagli, incisioni, rotture o raschiature. Queste ci forniscono degli indizi sul tipo di azioni svolte dagli uomini e da queste è possibile risalire al modo di caccia, alle specie che prediligevano o quali parte dell’animale erano più utilizzate per mangiare, oppure per fare strumenti in osso o utilizzare le stesse come ornamenti.
Perché è importante svolgere queste ricerche?
Uno dei miei obiettivi è raccogliere più informazioni possibili sul modus vivendi dell’uomo di Neanderthal, visto che questo tipo di studi volti alla determinazione delle abitudini sociali degli uomini preistorici ha avuto spesso come co-protagonista l’Homo sapiens, la nostra specie. Con molte difficoltà si è capito che l’uomo di Neanderthal non era così rozzo come si pensava. La sua organizzazione di pensiero molto spesso equivale a quella dei sapiens. Questa scienza continua ad evolversi ma non avendo fonti scritti si base tanto sulle analisi scientifiche, sperimentali e sulle ipotesi, diventa quindi importante effettuare questo tipo di studi su altre specie per inquadrare nel modo più corretto la socialità degli uomini primitivi.
Intervista a cura di ANTONELLA RUGGIERO (Master in Giornalismo e Comunicazione istituzionale della scienza dell’Università di Ferrara)