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Da Humphrey Bogart alla chimica | Menzione d’onore a Francesca Giorgi

15/06/2020

Persone

“Ho scritto per illuminare le assenze, i vuoti, tanto pesanti nei mesi che ci siamo appena lasciati alle spalle…”

In tempi di lockdown per il Covid-19, c’è chi si ferma a pensare e scrive forse per colmare il vuoto da distanziamento fisico, forse per imprimere su carta quelle emozioni che spesso, con l’andare veloce della vita, diamo per scontate e ci perdiamo.

Questa è la storia di Francesca Giorgi, studentessa del primo anno di Chimica all’Università di Ferrara, che, con il suo articolo stile blog, si è aggiudicata una speciale menzione di merito al premio letterario “1000xChemistry”, organizzato dal Gruppo Interdivisionale Diffusione della Cultura Chimica, in collaborazione con la piattaforma online ChemistryViews.org (Wiley-VCH).

Obiettivo del concorso era esplorare modi alternativi di comunicare la cultura chimica e rafforzare l'immagine del ruolo centrale della Chimica nella società contemporanea.

Noi l’abbiamo raggiunta per farci raccontare la sua esperienza

Francesca innanzitutto congratulazioni! Raccontaci qualcosa di te e della tua passione per la scrittura, è solo un hobby o ti piacerebbe farlo diventare qualcosa di più?

Alla scuola primaria scrivere era una delle mie passioni, seconda solo a quella per le scienze... poi, con l'ingresso alla scuola secondaria, e soprattutto al liceo, scrivere è diventato un peso, c’era sempre qualcosa che non andava, un’opinione, un vocabolo imperfetto sostituito con un sinonimo, a volte pure meno azzeccato...così dopo la maturità non ho più scritto. Quando si è giovani, ma credo sempre, ricevere anche una piccola gratificazione può essere importante per non dubitare di sé. Così ho rotto il mio lungo “silenzio” narrativo con questo testo, e proprio, paradossalmente, nel periodo più silenzioso.  

Per partecipare hai scritto su un argomento collegato alla chimica che raccontasse la situazione di emergenza dovuta dal Covid-19 , come è nato e si è sviluppato l'articolo che ti ha permesso di ottenere il riconoscimento?

L’articolo è nato quasi improvvisamente, poco prima della scadenza del bando. Sono stati, quelli, giorni particolarmente complessi, e non solo per le condizioni di isolamento, ma anche per la mia situazione familiare, eppure incredibilmente fruttuosi. A volte fermarsi fa sì che ci si ascolti dentro più di quanto facciamo di solito, questo anche per chi lo fa spesso. Confesso di aver letto il bando così velocemente la prima volta e senza troppa attenzione, tanto da intendere dovesse avere solo 1000 caratteri e così, di getto, una sera l’ho scritto, tagliando, ricucendo, cercando di raccontare nel modo più sintetico possibile, mille caratteri infatti non sono molti per raccontare. Alla fine mi sono sentita molto soddisfatta della specie di haiku (componimento poetico nato in Giappone, ndr) che ero riuscita ad imbastire... poi rileggendo il bando ho scoperto che si trattava di 1000 parole, un vero lusso, e la struttura era pronta. Quindi ho dovuto solo sviluppare tutto ciò che avevo solo evocato o che avevo sacrificato! 

Cosa ti ha spinto a partecipare al concorso?

Questa è una bella domanda. Ho saputo del concorso dal Prof. Alberto Cavazzini, durante una riunione su Google Meet e successivamente ho ricevuto i dettagli dalla Prof.ssa Martina Catani, sempre premurosa e incoraggiante. Nonostante questo non ero intenzionata a rimettermi in gioco con la scrittura, ma le parole del Prof. Cavazzini ogni tanto riecheggiavano…Come dimenticare il tempo che ci stava dedicando per farci affrontare i parziali nelle migliori condizioni? È una guida paziente e rispettosa dei tempi di tutti. Ho pensato così che anche solo partecipare al concorso potesse essere un omaggio, pur piccolo, per esprimere la gratitudine sia a lui che a tutti i docenti del Dipartimento che ho conosciuto in questi anni a Ferrara, alla loro accoglienza e umanità. Vengo da Biotecnologie, ed è proprio lì che ho avuto la fortuna di conoscere insegnanti come le Prof.sse Milvia Chicca e Alessandra Molinari. È anche grazie a loro, alla loro serietà e passione, che ho deciso di cambiare e iscrivermi a Chimica, un vecchio amore che, per diversi motivi, mi sembrava irraggiungibile perché “troppo” e che per questo avevo accantonato.  Non per scelta, forse più per destino, sono stata una nomade nella vita e pure all’università. A volte bisogna fare giri larghi prima di trovare la propria strada. E gli incontri sono spesso determinanti.   

 

Ciò che hai scritto che parla di te, e attraverso te, dell’esperienza delle tue colleghe e colleghi studenti, della vostra vita tra i banchi e nei laboratori, della didattica diventata online, ma anche del rapporto con i docenti. Poi c’è Alberto, unico nome che citi, ci racconti chi è?

Ho cercato di evidenziare la differenza tra didattica in presenza e vita universitaria in Dipartimento rispetto a quella online.  Inutile dire quanto preferisca le prime. Avrei voluto descrivere con pennellate più colorate lo zelo e l'entusiasmo delle Prof.sse Rita Boaretto e Lorenza Marvelli e, di quest’ultima, la capacità di sdrammatizzare con ironia anche i momenti più tragici vissuti in laboratorio. Così come avrei voluto soffermarmi sulla didattica creativa del Prof. Carlo Alberto Bignozzi e sulla sua costanza nel motivarci a diventare chimici del futuro. Come poi non descrivere anche la presenza empatica del Prof. Alessandro Massi? In un corso di studio così complesso l’umanità è sempre un valore aggiunto! Per la disponibilità potrei citare tutti i miei docenti, nessuno escluso, ma in questo particolare caso mi riferisco ovviamente ai chimici, per questo vorrei soffermarmi anche sulla Prof.ssa Valentina Costa, capace di comprendere le nostre difficoltà rispetto alle attività di laboratorio virtuale. Così come comprensive si sono dimostrate le tutor. Infine, ma non certo per ultima, la Prof.ssa Olga Bortolini: ha saputo mettersi nei nostri panni, guidandoci passo passo dentro la sua disciplina, con chiarezza espositiva e capacità organizzativa. Per tutti questi motivi l’assenza del rapporto diretto con ciascuno di loro è diventato mancanza di opportunità, privazione umana. Eppure in questa emergenza non c’era altra scelta e tutti hanno cercato di riempire i vuoti. A proposito di Alberto, è uno dei più giovani tra i miei compagni di corso, nonché uno dei più bravi e generosi! La passione per la chimica di Alberto V. è costante, profonda e matura e lui la sta coltivando con grande interesse, fin dalla seconda media. Discutiamo spesso di chimica e lo abbiamo fatto di frequente, soprattutto durante il lockdown!

Una domanda a proposito del titolo… perché hai scelto “E’ la chimica…Bellezza”?

Ho scelto quel titolo perché mia madre è fermamente convinta che la stampa debba essere libera e svincolata dalle influenze e dai controlli diretti o indiretti di qualunque gruppo economico: uno dei film che parla di questo argomento è “Deadline” del 1952, con Humphrey Bogart. La frase esatta la pronuncia proprio lui ed è questa: “That’s the press, baby! The press! And there's nothing you can do about it. Nothing!” che, tradotta in italiano suona così: “È la stampa, bellezza! La stampa! E tu non puoi farci niente. Niente!”. Questa frase le piace molto e la usa quando deve esprimere un concetto che non ammette repliche. Visto che mi piace la chimica, volevo ribadirne il valore, senza discussioni, così l’ho parafrasata.

FG mom

Francesca con la mamma

Link utili

"E' la chimica..Bellezza"

di CARLOTTA COCCHI