Racconti dall'estero | Mattia, studente di Biotecnologie, dalla Svezia
Persone
Puntata numero 6/7 per il nostro viaggio virtuale in giro per il mondo, un viaggio tra le storie e le esperienze delle nostre studentesse e dei nostri studenti in mobilità all'estero, ai tempi del Covid-19, raccontate direttamente dalle loro voci, attraverso le interviste di una loro compagna con il supporto dell'Ufficio Comunicazione di Unife.
Vi presentiamo la testimonianza di Mattia Ferri, iscritto al Terzo anno di Biotecnologie e in mobilità Erasmus a Lund, in Svezia.
Ciao Mattia, parlaci di te e del tuo arrivo in Svezia.
Sono uno studente dell'università di Ferrara; per concludere il mio percorso di studio ho deciso di sostenere il tirocinio in Svezia e più precisamente a Lund, una città sita a pochi chilometri dalla Danimarca. Sono partito per questa esperienza a marzo quando in Italia la situazione sembrava essere ancora molto contenuta; arrivato a destinazione ho preso contatti con l'università in loco per cominciare la mia esperienza formativa e nel giro di poco mi sono recato presso la struttura.
Arrivando in Svezia nel periodo di massima diffusione del virus, come ti sei rapportato con l’università ospitante?
Gli studenti e i ricercatori conosciuti nei primi due giorni sono stati molto cordiali e gentili ma si scorgeva un leggero disagio da parte di qualcuno; non ho dato peso a questa cosa pensando che fosse normale, e inoltre, venivo da un Paese che era già finito, per così dire, sui telegiornali. Nei pochi giorni seguenti mi hanno comunicato la notizia che l'università del posto aveva dato disposizione per escludere dalle strutture chi proveniva da zone a rischio, per un periodo di 14 giorni; abbastanza frustrato dalla situazione ho affrontato la “quarantena” (non era propriamente una quarantena in quanto ero escluso unicamente dagli edifici universitari, nonostante ciò, mi è stato consigliato di rimanere a casa). Quello che mi fosse o non fosse consentito fare non era troppo chiaro così per evitare disguidi ho deciso di muovermi soltanto per necessità
Nonostante le prime difficoltà vissute, sei riuscito a continuare il tuo percorso di studi e la relativa programmazione?
Durante la quarantena, che a tratti è risultata anche scoraggiante, mi sono dato da fare per recuperare il tempo cercando testi e ricerche sulle attività che avrei sperimentato. Il mio programma di tirocinio, successivamente al periodo per così dire “di pausa”, è proseguito senza problemi in quanto il mio lavoro presso l'università è stato classificato come necessario dal mio supervisore che durante questo periodo ha sempre cercato di tenere gli esperimenti all'interno delle tempistiche previste nonostante le varie difficoltà.
Descrivici l’atmosfera che si respirava in Svezia e le emozioni che ciò ti ha suscitato. Eri preoccupato per la tua carriera universitaria?
Ho vissuto questo Paese in un periodo particolare; le persone in giro non mancavano, i ragazzi e i bambini giravano per la città poiché le uniche strutture effettivamente chiuse erano le università e gli istituti superiori (per gli studenti). Le persone cercavano il più possibile di lavorare da casa e di mantenere le distanze di sicurezza, nonostante non esistesse propriamente un obbligo. I grandi eventi e le feste sono state annullate e col peggiorare della situazione, le norme sono risultate leggermente più severe, ma nulla che non si potesse affrontare serenamente nella normale quotidianità di ognuno. Durante le settimane in cui mi sono dedicato alle ricerche, più volte ho temuto in una chiusura totale dell'ambito universitario, che avrebbe significato un blocco totale del mio lavoro e avrebbe richiesto tempo che purtroppo non avevo.
Sei riuscito a portare a termine il tuo percorso e i relativi obiettivi?
Giorno dopo giorno, sempre con la stessa ansia che mi accompagnava, sono arrivato al termine del mio lavoro di ricerca e ho cercato un modo per tornare a casa; devo ammettere, la cosa più complicata e stressante che ho dovuto affrontare in tutta l'esperienza, tra voli cancellati, restrizione nel passaggio in Danimarca, documenti e quant'altro è risultata davvero un'odissea degna di questo nome. Ho poi scoperto di essere stato abbastanza fortunato in quanto mi è capitato di parlare con persone che erano in viaggio da ben 3 giorni di fila; il numero di persone incontrate dentro l'aeroporto era davvero esiguo, per dare un'idea circa 50 persone in uno dei maggiori aeroporti d’Europa.
Che giudizio complessivo tracceresti su questa diversa esperienza di mobilità all'estero?
Nonostante le varie traversie affrontate, credo che un’esperienza come questa sia stata importante in quanto ha lasciato segni indelebili nella mia vita con emozioni e ricordi, contrastanti, ma molto intensi. Sono convinto che ciò mi abbia aiutato a imparare ad affrontare autonomamente situazioni del tutto impreviste.
Intervista a cura di SERENA NEGRI (studentessa della laurea in Economia) con la collaborazione di CARLOTTA COCCHI.