Barbara Bramanti all’ERC | Cosa ci insegnano le grandi epidemie del passato
Scienza, cultura e ricerca
Studiare la peste, i suoi meccanismi e le vie di trasmissione, per capire a fondo in che modo si diffuse la malattia, è da diversi anni l’obiettivo scientifico di Barbara Bramanti, professoressa del dipartimento di Scienze biomediche e chirurgico specialistiche di Unife e del gruppo MedPlag, in collaborazione con il CEES dell’Università di Oslo.
Un tema quanto mai attuale anche secondo l’European Research Council (ERC) dell’Unione Europea, che ha intervistato la professoressa nel recente articolo sulla relazione tra ricerca di frontiera e emergenza COVID-19. Perché, oggi più che mai, è importante guardare al passato e trarre quanti più spunti possibili per comprendere, prevedere e contenere l'epidemia in corso.
"Diverse epidemie hanno fatto tremare l'Europa nel diciannovesimo secolo, dopo che era iniziata la moderna globalizzazione grazie all’introduzione di navi e treni a vapore. Come risposta, furono convocate delle Conferenze sanitarie internazionali, così da affrontare la situazione di concerto. La Conferenza di Venezia nel 1897, che si svolse poco dopo l’individuazione dei due primi casi di peste su due navi attraccate a Londra provenienti dall’India, era stata preceduta dalla Conferenza di Venezia del 1892, quella di Dresda del 1893 e quella di Parigi, nel 1894” spiega la Bramanti, e continua:
"A livello internazionale, la cooperazione e la solidarietà tra paesi sono importanti in queste situazioni, perché le epidemie non si fermano alle frontiere".
Alla fine del 1800, delegazioni e commissioni mediche provenienti da tutto il mondo raggiunsero i focolai epidemici per migliorare la comprensione delle dinamiche della diffusione e aiutare a combatterla.
“I migliori risultati sono stati raggiunti laddove le misure per contenere il contagio sono state adottate rapidamente” aggiunge la professoressa.
La terza pandemia di peste ebbe il suo inizio nel 1894 a Hong Kong e raggiunse tutti i continenti con il commercio marittimo e i viaggi. Invece di bloccare il commercio, si optò per la quarantena all’arrivo. Ovunque si applicò l’isolamento sia delle persone affette sia dei casi sospetti. Un'intensa campagna di informazione accompagnò spesso i decreti restrittivi, in modo da poter contare sulla cooperazione reattiva e sul senso di responsabilità dei cittadini. Inoltre, furono intensificati i servizi di pulizia e disinfezione.
“La terza pandemia di peste si fermò in Europa alla metà del secolo scorso, in concomitanza dell'introduzione di insetticidi, ma anche di bagni privati, lavatrici, aspirapolvere e altri mezzi per rafforzare l'igiene personale e ambientale” spiega la Bramanti.
Per approfondire gli studi del gruppo:
- The medieval plagues: ecology, transmission modalities and routes of the infections
- The Third Plague Pandemic in Europe
- Improved hygiene stopped the Third Plague Pandemic.
di CHIARA FAZIO