Acquacoltura e biodiversità marina | Ricerca Unife premiata dal Fondo europeo per affari marittimi e pesca
Scienza, cultura e ricerca
Soluzioni ecosostenibili e innovative per tutelare e migliorare la biodiversità marina. E' questo il denominatore comune dei sei progetti di ricerca a firma Unife che hanno ottenuto finanziamenti dal FEAMP, il Fondo europeo per la politica marittima, la pesca e l’acquacoltura per il periodo 2014-2020.
I progetti hanno come obiettivo principale la crescita sostenibile del settore dell’acquacoltura, un settore, come quello agricolo, con una forte connotazione nel territorio ferrarese e del Delta del Po e che sta vivendo un rapido sviluppo.
Con interventi di ricerca applicata svolta in collaborazione con le imprese del settore, puntano a determinare un vantaggio competitivo sui territori in cui vengono realizzati.
Un impegno che l'Ateneo ha esteso anche nell'ambito della formazione, tramite l'attivazione, a partire dall’anno accademico 2020/21, del nuovo corso di laurea triennale in “Tecnologie agrarie e Acquacoltura del Delta” (TAAD).
I progetti
Raccolta e gestione innovativa dei rifiuti a mare con interventi dei pescatori della marineria di Goro
Questo progetto di ricerca, che ha come responsabile scientifico il Prof. Michele Mistri del Dipartimento di Scienze Chimiche e Farmaceutiche, prevede un intervento per la raccolta, classificazione, stoccaggio differenziato a bordo e a terra e l’analisi di rifiuti del mare e prodotti dell’attività ittica, per individuare una nuova strategia di smaltimento/riciclaggio.
Luogo interessato dall'intervento è l'area settentrionale del FLAG Costa dell’Emilia Romagna (area marina di pesca a strascico) e la Sacca di Goro. Obiettivo è l’individuazione e rimozione di reti fantasma e altri rifiuti (attrezzi da pesca perduti, rifiuti marini, plastica e altri rifiuti del mare), lo stoccaggio a bordo in sacchi differenziati, la quantificazione e la caratterizzazione (anche mediante analisi polimerica) e lo smaltimento differenziato nel Porto di Goro in due nuove aree ecologiche.
Grazie a questo progetto, che prevede il diretto coinvolgimento di imprese emiliane del settore pesca, le risorse naturali e ambientali saranno tutelate con la riduzione della “pesca fantasma” e dell’inquinamento plastico.
Ripristino di ambienti marini incrementandone la biodiversità con la partecipazione di pescatori
E’ ancora dedicato al ripristino di aree marine degradate a causa dei rifiuti da pesca e non, presenti sui fondali, e alla riduzione dell’impatto delle reti fantasma sulla risorsa ittica, questo progetto che ha sempre come responsabile scientifico il Prof. Mistri. A essere interessate questa volta sono le aree marine del Veneto prospicienti il Delta del Po e nell’Alto Adriatico (aree di pesca a strascico).
Le reti fantasma e altri rifiuti dell’attività di molluschicoltura offshore, abbandonati accidentalmente o intenzionalmente, e trasportati dalle correnti senza subire biodegradazione, continuano a esercitare il loro ruolo di trappole per pesci, tartarughe, cetacei, uccelli. Inoltre possono essere sospinti dalle correnti marine per lunghe distanze prima di terminare la loro corsa su qualche fondale e non è da sottovalutare la possibilità che veicolino specie aliene, una delle minacce più gravi per la biodiversità degli ecosistemi marini. Inoltre i materiali polimerici di cui sono costituiti rimangono a lungo nell’ambiente marino contribuendo all’aumento della concentrazione di microplastiche.
Il progetto, quindi, rimuovendo le reti fantasma e gli altri rifiuti della pesca e non dai fondali, individuando un’opportuna filiera per lo smaltimento e il riciclaggi nei porti di Pila e Scardovari per gli impianti di mitilicoltura e di Chioggia per i pescherecci, ha come immediata ricaduta il miglioramento della biodiversità marina, attraverso il ripristino delle funzioni di habitat naturali.
Studio per il ripristino degli habitat e della funzionalità della laguna di Barbamarco (Zona SIC/ZPS, Delta del Po) con il coinvolgimento dei pescatori
Il progetto, coordinato dalla Dott.ssa Corinne Corbau in collaborazione con la Prof.ssa Carmela Vaccaro del Dipartimento di Fisica e Scienze della Terra, riguarda la Laguna di Barbamarco situata nella zona del Delta del Po, una delle aree a maggior rischio alluvioni in condizioni meteo avverse, ambiente dominato dal fiume Po e dalle maree, in un continuo predominare l’uno sull’altro.
Gli interventi prevedono di analizzare il sistema lagunare costiero, in particolare della Bocca sud della Laguna di Barbamarco, la cui evoluzione morfologica ne ha reso difficile l’utilizzo per le attività di pesca a causa del suo insabbiamento. Tra gli obiettivi anche identificare eventuali soluzioni di ripristino degli habitat costieri e in particolare delle dune costiere e favorire il coinvolgimento degli stakeholders.
Il progetto prevede infatti l’analisi dell’evoluzione geomorfologica storica e recente della Laguna con particolare attenzione proprio al funzionamento della Bocca sud e la raccolta di dati meteo-marini per comprendere quali sono le cause delle variazioni morfo-sedimentarie e della propagazione di correnti di marea attraverso la Bocca e all'interno della laguna. La realizzazione di modelli numerici, permetteranno poi di comprendere le caratteristiche idrodinamiche della Bocca e identificate soluzioni per il miglioramento delle condizioni ambientali e della gestione e conservazione delle risorse biologiche marine e lagunari. Inoltre, il progetto mira alla definizione di piani di ripristino e gestione degli habitat dunari, in coerenza con la Convenzione di Barcellona per quanto riguarda il rafforzamento dello scanno o freccia litorale, elemento indispensabile per proteggere la laguna e l’entroterra.
Qualificazione delle produzioni e dei luoghi dove si svolge l’attività dell’operatore ittico
Protagonista di questo progetto, coordinato dalla Dott.ssa Elena Tamburini del Dipartimento di Scienze della vita e biotecnologie, è la riqualificazione dell’ostricoltura della Sacca di Goro, grazie all’individuazione di processi innovativi e modelli di gestione che favoriscano la competitività, lo sviluppo di mercato e le ricadute sulla sostenibilità economica, ambientale e sociale.
Il progetto, che prende in analisi le aree critiche della filiera e quelle con maggiori potenzialità di sviluppo, prevede la definizione di un modello dettagliato per individuare le aree di azione su cui far leva e comprendere i punti di forza e debolezza del modello cooperativo dell’ostricoltura. Valutando la produzione di ostriche in Sacca rispetto ad altre produzioni, verrà così fornito ai produttori uno strumento di differenziazione ambientale.
Eco-design della molluschicoltura
Ampliare le attuali aree di nursery per le vongole veraci (Ruditapes philippinarum.) nella Sacca di Goro, è stato l’obiettivo di questo progetto già concluso, coordinato dalla Prof.ssa Luisa Pasti e dal Prof. Alberto Cavazzini del Dipartimento di Scienze Chimiche e Farmaceutiche.
E’ stata infatti individuata un’area con caratteristiche idonee per essere una nursery ed è stata realizzata una mappa georeferenziata per l’ampliamento delle attuali zone, che potrà essere utilizzata come importante strumento dalla Regione Emilia-Romagna.
Il progetto prevede inoltre l’utilizzo dei gusci di scarto (capuleri) per migliorare i fondali limosi e sabbiosi e la tessitura dei sedimenti, contribuendo ad aumentare la capacità tamponante delle acque marine per contrastare il fenomeno di acidificazione, che non permette a questi molluschi di aderire con forza agli scogli.
I risultati ottenuti dal progetto concorrono a tutelare l’ambiente e promuovere l’uso efficiente delle risorse e ad incrementare la produttività naturale delle aree nursery, contribuendo quindi ad incrementare lo sviluppo sostenibile dell'acquacoltura del territorio.
Recupero produttivo di due specie autoctone di bivalvi, l’ostrica piatta adriatica (Ostrea edulis) e la vongola verace (Tapes decussatus).
Favorire il recupero produttivo di due specie autoctone di bivalvi, l’ostrica piatta adriatica Ostrea edulis e la vongola verace Tapes decussatus, attraverso soluzioni innovative ed ecosostenibili di gestioni degli schiuditoi (avannotterie).
Si è concentrato su questo il progetto con responsabile scientifica la Prof.ssa Luisa Pasti, che prevede un’ottimizzazione della riproduzione controllata per produrre larve di ostrica piatta adriatica e vongola verace in una avannoteria già esistente (Naturedulis). Obiettivo da raggiungere è una strategia innovativa e integrata che permetta di incrementare la sostenibilità ambientale della molluschicoltura attraverso la produzione di mangimi con materiale di scarto, macroalghe, per il preingrasso delle due specie e la riduzione dell'impatto ambientale del processo di allevamento in avannotteria, grazie all’introduzione di biofiltri, che permettono di diminuire il carico inquinante dovuto a composti organici e inorganici.
La gestione ottimizzata degli schiuditoi consentirà di incrementare la produzione di seme per gli allevamenti, fattore limitante in diverse tipologie di molluschicoltura e di diversificare il portafoglio prodotti della molluschicoltura regionale.
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