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Sport e università | Intervista a Martina Viviani, la campionessa di basket che studia biotecnologie a Unife

24/03/2021

Persone

Conciliare l'università con lo sport ad alti livelli è possibile? La storia di Martina Viviani dimostra di sì. Laureata in Biologia nel nostro Ateneo e attualmente iscritta alla Magistrale di Biotecnologie, Martina è una giovane giocatrice di Basket in serie B. Un esempio di determinazione e volontà direttamente dalla nostra università.

Abbiamo chiesto a Martina di raccontarci la sua esperienza in entrambi gli ambiti, le motivazioni delle sue scelte e la vita a Ferrara.

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La studentessa Unife Martina Viviani

Partiamo da te: giovane ed abile cestista a parte, chi è Martina Viviani?

Sono nata nel 1997 a Padova, dove ho vissuto fino ai primi anni di liceo scientifico, per poi spostarmi all’età di 15-16 anni a Viterbo essendo stata chiamata da una squadra di Basket in serie A2 entrando così nel mondo del semiprofessionismo. Ho vissuto fino ai 18 anni a Viterbo concludendo il liceo e giocando per due anni consecutivi in serie A2.
Successivamente, volendo conciliare lo studio universitario con il basket la mia scelta è ricaduta su Ferrara, città piccola e molto gestibile, caratteristiche che ritengo vantaggiose rispetto alle grandi metropoli. Dal 2016, dunque, vivo a Ferrara dove ho frequentato la triennale in Biologia all'Università degli Studi di Ferrara e frequento tuttora il secondo anno della Magistrale in Biotecnologie della Salute al medesimo ateneo, e parallelamente gioco dal 2017 nella squadra di Rovigo, Rhodigium Basket in serie B, facendo avanti e indietro tra Ferrara e Rovigo, tra allenamenti e tirocinio.

Cosa ti ha portato a voler intraprendere un percorso universitario parallelamente alla tua carriera sportiva? 

Ho sempre pensato che in Italia fosse difficile costruirsi un piano di vita sicuro basandosi esclusivamente sulla carriera sportiva, soprattutto se sei donna. In Italia, inoltre, a livello sportivo il calcio ha sempre avuto un particolare rilievo rispetto ad altri sport, e in più nel nostro paese, dal punto di vista dell’impostazione culturale, si dà maggiore importanza alla scuola e al titolo di studio che allo sport.
Dunque, ho voluto continuare a coltivare la mia passione per la pallacanestro a livelli più o meno alti però portando avanti una carriera di studio parallela, una sorta di piano B, anche perché uno sportivo lavora con il suo corpo e se il tuo corpo si danneggia ti ritrovi un po’ con “niente in mano”.

Sappiamo che frequenti la magistrale in Biotecnologie della salute, potresti unire le tue conoscenze apprese all’università con la tua passione per lo sport e ambire così ad una carriera specifica? 

Ci ho pensato a lungo, in realtà sia Biologia, in cui sono laureata, che Biotecnologie, in cui mi sto specializzando, offrono diversi sbocchi lavorativi che in qualche modo possono anche essere legati allo sport: ad esempio lavorare in un’azienda farmaceutica che produce integratori per sportivi, o ancora, con una specializzazione in scienza della nutrizione, sarebbe interessante poter seguire un percorso come biologa esclusivamente per sportivi.
Fortunatamente gli studi che ho scelto danno delle competenze elevate anche in fisiologia,  che ti permette di sapere come funziona un corpo umano, ed è un dato indispensabile per un atleta in cui la variazione di piccoli parametri aiuta a raggiungere il massimo delle potenzialità fisiche e della performance.
Perciò esistono effettivamente delle possibilità e opportunità per unire i due mondi, ma onestamente non so se sono sicura di volerlo fare, perché li ho sempre ritenuti due ambiti che trascendono l’uno dall’altro, ciò non toglie che se mi trovassi nella situazione di doverlo fare non mi dispiacerebbe.

Che progetti hai invece per l’immediato futuro?

Diverse cose che mi piacerebbero si trovano all’estero, dunque in primo luogo vorrei poter avere la possibilità di vivere un'esperienza all’estero. In questo momento della mia vita non so se voglio rimettere l’impegno nello sport che mettevo nella carriera sportiva quando giocavo da professionista (adesso faccio semiprofessionismo), quindi sicuramente manterrò lo sport alto però se trovo l’occasione di fare altro con il quale coniugare la mia passione mi andrebbe bene.

Come sei riuscita a conciliare lo studio con la tua passione per lo sport?

Ogni cosa se presa con serietà diventa impegnativa. Sicuramente è stato difficile, c’è voluta tanta forza di volontà, tante nottate passate a studiare, ma sicuramente se si vuole portare a termine i propri obiettivi si trova il modo di farlo.

Pensi che se non avessi continuato la tua carriera sportiva sarebbe stato più semplice concludere i tuoi studi?

No, penso invece mi sarebbe venuto più difficile perché ritengo che lo sport, al di là dei benefici fisici e di salute, insegni a sapersi organizzare e a gestire il tempo nei migliori dei modi e questo aiuta tantissimo nello studio.
Io consiglio di non lasciare lo sport ma di continuare se si vuole in parallelo allo studio poiché può portare numerosi benefici; è quello che consigliavo anche ai bambini e ai loro genitori quando pre-pandemia facevo l’allenatrice di basket per bambini.

Come ti sei trovata a Ferrara e con l’ateneo della città? Per quali motivi consiglieresti Ferrara?

Ferrara mi è subito piaciuta, dal giorno in cui sono venuta a visitarla. E’ una città che ti permette di avere molta autonomia negli spostamenti anche rispetto alla mia città di origine  Padova, e in questa realtà ho trovato un ambiente dinamico a misura d’uomo. Il tutto mi permetteva anche di poter avere una vita sociale nonostante i numerosi impegni di studio e di allenamento-lavoro: staccavo l'allenamento la sera e in poco tempo potevo raggiungere casa di un’amica. 
Per quanto riguarda l’università sono rimasta molto contenta della mia scelta, nonostante non avessi le idee chiarissime su quale percorso intraprendere alla fine del liceo, ad oggi posso dire che ho acquisito importanti competenze, che si sono rivelate utili ad oggi anche in ambito pratico.
Inoltre ritengo che l’università di Ferrara abbia dei professori in ambito medico-scientifico molto validi e che mi hanno seguita anche personalmente, soprattutto in magistrale, e in più sono rimasta soddisfatta dell’offerta formativa. Se guardo l’impostazione del mio corso di laurea, ad una persona che vuole concentrarsi sugli studi e seguire un percorso in cui è abbastanza seguito io la consiglierei. Infatti dato la mia esperienza in triennale ho deciso di continuare il mio percorso a Ferrara anche per gli studi della magistrale.

Immaginiamo che in questo particolare momento storico tu abbia avuto delle difficoltà nella tua carriera sportiva; in questo senso invece come ti sei trovata nella gestione dell’università durante la pandemia?

Penso che i primi mesi di pandemia non si possano realmente tenere conto poiché la situazione era ancora molto poco chiara per tutti e ciò ha inevitabilmente destabilizzato l’equilibrio anche in ambito universitario. Mi sono ritrovata a seguire le lezioni in diretta per 8 ore di seguito al giorno e non era facile. Sei sradicato dall’ambiente universitario ma chiaramente le pretese rimangono le stesse. Ho l’abitudine di pensare che ci sia sempre un margine di miglioramento su cui puntare, dunque anche in questo caso lo credo, ma più che un risvolto tecnico-pratico penso che questa situazione abbia portato a delle conseguenze a livello psicologico.
Ad oggi ho concluso le lezioni e frequento solamente il tirocinio che fortunatamente non ho avuto particolari problemi ad iniziare, ma mi auguro comunque che la situazione possa avere dei risvolti presto positivi per tutti.

Sei ferma per il lockdown o riesci ancora ad allenarti?

Abbiamo passato un periodo particolare, come tutte le squadre sportive, soprattutto i primi mesi di pandemia a partire da marzo 2020, avendo dovuto stoppare gli allenamenti fino ad agosto, il che è molto strano per chi fa uno sport a livello agonistico e si allena quattro volte a settimana.
Ad agosto, quando la situazione sembrava essere più stabile, le squadre sportive italiane hanno avuto il permesso di riprendere gli allenamenti, ma, purtroppo, dopo solo un mese siamo stati bloccati nuovamente fino ad un mese fa: il campionato, che sembrava non dovesse iniziare, è cominciato la scorsa settimana e ancora ci sembra molto surreale poter tornare a giocare. 

Domanda libera: c’è qualcosa che vorresti raccontare a cui tieni o che credi sia significativo per coloro che leggeranno la tua intervista?

Semplicemente mi sento di dire che è assolutamente possibile coniugare la vita di uno sportivo con la vita di uno studente, “usa la tua forza di volontà e vedrai che ce la farai".

A cura di Arianna Mosca, tirocinante del corso di Scienze e Tecnologie della Comunicazione di Unife