Gender gap | She is a Scientist, il progetto nato a Unife sul ruolo delle donne nella scienza
Persone
In tutto il mondo l’11 febbraio è la Giornata delle donne e delle ragazze nella scienza. La celebrazione, indetta nel 2015 dall’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), ha lo scopo di rendere centrale il ruolo delle donne e garantire pari opportunità nella carriera scientifica. Le donne, infatti, oggi rappresentano solo il 29.3% dei ricercatori a livello mondiale (fonte: UNESCO Institute for Statistics, 2019).
Per parlare di gender gap in ambito scientifico abbiamo intervistato Nicole Ticchi e Silvia Sironi, alumne del Master Unife in Giornalismo e Comunicazione istituzionale della Scienza e fondatrici del progetto editoriale She is a Scientist, approdato sui social nel 2017 con l’obiettivo di valorizzare le donne nella scienza, svincolando le competenze dall’immagine che ogni donna vuole mostrare di sé.
Questa settimana She is a Scientist ha lanciato una campagna social di sensibilizzazione (vedi sotto) e offre un calendario di eventi online con voci eterogenee provenienti da vari ambiti di ricerca e Paesi del mondo, professioniste e professionisti del giornalismo scientifico e rappresentanti del mondo dell’impresa. Tra gli obiettivi, quello di portare al pubblico esempi di scienziate che sono riuscite a realizzarsi professionalmente e nella vita privata, e che possano diventare role model per le prossime generazioni.
Nicole, presentaci She is a Scientist: come è nata l'idea di questo progetto? Quali sono gli obiettivi?
L’idea progettuale è emersa gradualmente dalla mia esperienza nella ricerca in ambito chimico farmaceutico, che ho svolto per 6 anni all’Università di Bologna. Avendo sempre avuto una passione per l’osservazione, il racconto e la divulgazione scientifica mi sono accorta che alcuni dei fenomeni legati alla figura della “scienziata donna” che osservavo quotidianamente fra accademia e azienda non erano solo parte del mio personale vissuto, ma più comuni di quanto pensassi. Nell’ambito ingegneristico, in cui ho collaborato per qualche anno, poi, dove le donne sono poche, ho avuto modo di osservare ancora meglio alcuni aspetti legati alla percezione delle mie competenze e alle modalità di collaborazione.
Dalle chiacchiere in confidenza con colleghe sono passata a leggere blog sull’argomento, in particolare in merito a come vengono percepite le donne che fanno scienza in base al loro aspetto fisico e a quanto conta la femminilità nella valutazione delle competenze, sia da parte della comunità scientifica che delle persone al di fuori di essa.
Quando ho scoperto che il fenomeno è più articolato e imponente di quanto pensassi, con letteratura scientifica a supporto e team di ricerca che ne fanno il proprio lavoro, ho deciso che volevo saperne ancora di più e che questa conoscenza doveva essere divulgata. Nel 2017 ero al Master, completamente immersa nell’apprendimento di come impostare una buona comunicazione, quindi ho preso la palla al balzo e mi sono lanciata con i primi passi: un semplice sito, una pagina facebook e tanta curiosità.
I contenuti e gli obiettivi si sono affinati nel tempo, ma lo scopo principale era e rimane tuttora quello di creare consapevolezza sul tema gender gap nella scienza.
A partire dall’identificazione dei fattori culturali e sociali che ne sono alla base, fino ad una narrazione delle donne nella scienza che valorizzi realmente le competenze svincolandole dall’immagine che ogni donna vuole dare di sé.
Non è un’impresa facile e non basta una persona sola per affrontare tutto quello che ci sarebbe da dire, quindi pian piano il team ha iniziato ad ampliarsi e, grazie all’ingresso di Silvia Sironi, Serena Fabbrini e altre preziosissime collaboratrici, ora siamo un meraviglioso gruppo.
Ci descrivete la community che si sta formando attorno a She is a Scientist: chi sono le persone che hanno aderito? Cosa hanno in comune? Secondo voi a quale scopo partecipano?
Il nostro progetto è attualmente pensato e sviluppato per una fruizione totalmente virtuale, anche a causa della situazione attuale, utilizzando prevalentemente i social. Nel tempo abbiamo aperto vari canali, con l’obiettivo di raggiungere sempre più persone e, allo stesso tempo, di capire chi è interessato a questi temi e quali approcci funzionano di più. Essendo tutte comunicatrici scientifiche, questo progetto è per noi un terreno di studio, continuo apprendimento e messa a punto: il nostro pubblico sta crescendo a dismisura e stiamo imparando a conoscerlo sempre di più anche noi.
Sui canali che attualmente ci permettono di avere più engagement, come Instagram e Facebook, abbiamo un pubblico prevalentemente femminile fra i 20 e i 40 anni, composto da giovani ricercatrici e studentesse in ambito scientifico, ma non solo.
Si tratta generalmente di persone che sono in parte già sensibili all’argomento e che ci seguono per approfondire tutto quello che ruota attorno al gender gap con un occhio scientifico e aperto al confronto. Grazie alle campagne social che abbiamo lanciato in questi ultimi due anni, siamo riuscite a creare una buona interazione e un dialogo con chi ci segue, cosa che ha aperto le porte a collaborazioni e continui confronti.
Un aspetto che consideriamo molto positivo è che c’è attualmente un discreto numero di uomini fra i follower, prevalentemente giovani, segno che non si tratta più di un tema di interesse solo per le donne ma che l’attenzione sta aumentando in generale, soprattutto tra le nuove generazioni.
Una delle nostre grandi speranze, tra l’altro, è che questa attenzione da parte degli uomini si concretizzi in una partecipazione attiva all’interno del team, in quanto pensiamo che la discussione si arricchirebbe notevolmente se la diversità dei punti di vista fosse più ampia.
I progetti social che affrontano il tema del gender gap stanno inoltre diventando sempre più numerosi, facendo crescere una community di voci complementari che affrontano questo tema con strategie diverse e arricchiscono l’offerta di contenuti. Siamo parte di una grande famiglia, insomma.
In che modo She is a Scientist sensibilizza il pubblico sul tema del gender gap?
Come ogni anno abbiamo deciso di organizzare un’iniziativa per far sentire la nostra voce in occasione della giornata internazionale delle donne e ragazze nella scienza istituita dall’ONU, che si tiene l’11 febbraio.
Quest’anno abbiamo però pensato che, grazie anche alle risorse disponibili in termini di braccia e idee, una sola giornata non rendesse giustizia alla causa e che era il momento di fare il salto di qualità: da un giorno ad un mese. Nasce così quindi l’idea della campagna social per raccontare le scienziate, sia con alcune testimonials scelte da noi che con una call to action più allargata (#shelookslikeascientist), e il ricco calendario di eventi organizzati per toccare alcuni dei temi che ci stanno più a cuore.
Abbiamo invitato donne e uomini, fra chi si occupa di ricerca, in Italia e all’estero, chi fa giornalismo e comunicazione, chi ha vinto premi e chi si è dato all’imprenditoria: vogliamo sentire più voci possibili e tirare le fila su come stanno andando le cose.
Il nostro obiettivo è creare consapevolezza e farlo con uno stile divulgativo semplice e un’offerta di contenuti che faccia riflettere anche chi pensa che il gender gap non sia un problema reale: un cambiamento culturale come questo è sicuramente lento, ma deve avanzare compatto e deciso ed essere abbracciato da tutti, prima o poi. Continueremo quindi a proporre campagne, eventi e materiale informativo e nei nostri piani futuri vorremmo aumentare il team e le competenze anche allo scopo di strutturare un’associazione e posizionarci meglio, per poter svolgere attività sempre più ambiziose e offrire il nostro contributo anche a realtà più grandi.
Siete entrambe alumne del Master in Giornalismo e Comunicazione istituzionale della Scienza a Unife: vi è servito per conoscervi, mettere a fuoco questa idea progettuale. E a cos'altro?
She è un progetto corale, nato dall’idea di una persona, Nicole, che ora può contare sul contributo di più professioniste.
Io e Silvia ci siamo incontrate nuovamente (e in maniera del tutto virtuale) dopo qualche anno dalla fine del master, a progetto avviato ma con la stessa voglia di essere parte di un cambiamento: abbiamo messo in campo le capacità professionali acquisite proprio durante il master e nelle esperienze lavorative che stiamo svolgendo ognuna nel suo quotidiano.
Questo progetto è nato come esperimento di comunicazione durante il master, ma, come tutti gli esperimenti, con il nostro incontro e la collaborazione è cresciuto molto in termini di strategie di comunicazione, di idee social e di expertise messe in campo per ampliare ancora di più la community.
Anche l’idea progettuale e i contenuti da proporre si sono evoluti grazie al nostro continuo confronto, una dinamica facilitata dal fatto che siamo inserite in ambiti lavorativi, culturali e geografici diversi (Nicole in Italia e Silvia a Monaco di Baviera), che offrono la possibilità di ampliare il punto di vista.
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A cura di CHIARA FAZIO