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Dal Sud America a Ferrara, con il Doppio Titolo | Intervista a Sofia Franch, studentessa brasiliana a Unife

15/04/2021

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Dal Sud America a Ferrara, con il Doppio Titolo |  Intervista a Sofia Franch, studentessa  brasiliana a Unife
Sofia Kudolwiez Franch studia Architettura a Università di Curitiba Puc-Pr, in Brasile, e a Unife.

Vivere e studiare in un Paese diverso dal proprio è un’esperienza fruibile da molte studentesse e studenti oggi, grazie ai programmi di scambio internazionale offerti dalle università.

Per scoprire come appare il nostro Paese e il nostro Ateneo agli occhi di chi arriva da molto lontano, abbiamo intervistato Sofia Kudolwiez Franch: 23 anni, originaria di Curitiba, una grande metropoli nel sud del Brasile, e iscritta alla Facoltà di Architettura dell'Università di Curitiba Puc-Pr (Pontifícia Universidade Católica do Paraná). Grazie agli accordi tra la sua Università e Unife, Sofia ha partecipato al programma di laurea a Doppio Titolo e ha vissuto a Ferrara per due anni. Da poco, dopo aver concluso la sua tesi, ha fatto rientro nel suo Paese d’origine.

Ciao Sofia, raccontaci della tua esperienza: in cosa consiste esattamente il percorso di “laurea a doppio titolo”?

Una laurea a doppio titolo è un programma di studio in collaborazione con un'università estera al termine del quale si ottengono due titoli di studio, nel mio caso il titolo brasiliano e quello italiano. Nel periodo di studio all’estero, della durata di uno o due anni a seconda,  bisogna sostenere un certo numero di esami.
Per accedere al percorso è necessario partecipare a un bando di selezione. Nello stesso anno in cui io mi sono iscritta alle selezioni, ad esempio, c’erano altri 45 candidati, e i posti disponibili erano solo cinque. Per la selezione vengono valutati una serie di parametri, come la media dello studente, la padronanza della lingua straniera e la lettera motivazionale. 

Cosa ti ha portato a scegliere l'Italia per questo tuo percorso?

Già dal primo anno di università avevo sentito molti studenti parlare positivamente di questo percorso, le persone che avevano già fatto questa esperienza in Italia parlavano molto bene di Ferrara, il che mi aveva molto interessato. Dunque ho iniziato fin da subito a studiare italiano, facendo un corso nella scuola dell’ambasciata italiana in Brasile. Nel 2015 ho passato dieci giorni nel nord Italia per vacanza, lì me ne sono innamorata ed è bastato per convincermi a provare le selezioni nel 2018. 
Inoltre sono sempre stata appassionata di storia dell’arte e dell’architettura, perciò ho pensato: quale miglior posto dove studiare se non l’Italia? 

Come ti sei trovata a Ferrara? Avevi delle aspettative?

Mi sono trovata molto bene. Mio fratello aveva già fatto un’esperienza di scambio simile negli Stati Uniti, quindi immaginavo che la mia sarebbe stata in qualche modo analoga alla sua. Ma in realtà è stata molto diversa, anche solo per il differente modo di vivere tra i due Paesi; questa esperienza mi ha portato a scoprire una mentalità e uno stile di vita diversi dal mio. Io vengo da una città che ha un milione e mezzo di abitanti, quindi ho vissuto un cambiamento radicale vivendo a Ferrara, ma con vari vantaggi.
Per quanto riguarda l’Università ho trovato un ambiente bello e stimolante: l’aspetto più bello dello studiare architettura in Italia è quello di studiare cose che puoi effettivamente andare in poco tempo a visitare e a vedere con i tuoi occhi.

Che differenze hai notato tra l'Università brasiliana e quella italiana?

Qui in Italia l’organizzazione dell’anno accademico è diverso. in Brasile durante il semestre abbiamo più esami parziali, e quando il semestre finisce, con gli ultimi esami parziali, sei in vacanza fino all’inizio del semestre successivo. In Italia, invece, si ha la possibilità di scegliere quando fare gli esami, con i vari appelli, quindi in qualche modo il distacco tra lezioni ed esami è più lungo, e le vacanze possono essere prima della sessione d’esami. 
Anche il modo in cui vengono organizzati gli esami è diverso: in Brasile, avendo gli esami parziali, si hanno nel corso del semestre più esami ma più “piccoli”, cioè meno ricchi di argomenti e specifici, mentre in Italia, avendoli unici a fine semestre, ci sono meno esami ma più “grandi”, con più argomenti anche generali e più impegnativi.

Sappiamo che stai scrivendo la tesi sul Palazzo dei Diamanti di Ferrara; come mai questa scelta? Sarà difficile portarla avanti a distanza?

Ho scelto l’argomento della mia tesi, in Restauro, quando ero in Italia. Essendo nel pieno della pandemia per la situazione Covid-19, avevo paura che  una volta tornata in Brasile avrei trovato le biblioteche o università chiuse e inaccessibili, per cui ho chiesto di poter svolgere le ricerche in Italia, e la scelta è ricaduta sul Palazzo dei Diamanti. 
Fortunatamente non ho avuto molte difficoltà, perché a Ferrara tutte le persone con cui sono entrata in contatto sono state disponibili, e ho potuto raccogliere tutte le informazioni necessarie per la tesi. Non essendo madrelingua, uno degli aspetti forse più complessi è stato analizzare i documenti scritti con un linguaggio antico o tecnico, trattandosi di un Palazzo con 600 anni di storia alle spalle.

La laurea si avvicina: che progetti hai per il tuo futuro?

Io vorrei spostarmi dove vi sono più possibilità occupazionali. In Brasile il restauro non è così essenziale come lo è in Italia. Anche per questo mi piacerebbe molto tornare in Italia dopo la laurea, continuare gli studi con un master e trovare lavoro.

E noi te lo auguriamo! Hai dovuto affrontare la prima quarantena del 2020 qui in Italia; com'è stato ritrovarsi in questa situazione in un Paese che non è il tuo, distante dai tuoi familiari?

Io ho avuto la fortuna di non affrontare la situazione da sola, ma ho avuto l’appoggio del mio fidanzato, che vive a Bologna. In più io ero lì già da due anni, quindi conoscevo già bene il Paese, le persone, e non mi sono sentita così lontana da casa.
Poi ero in costante contatto con la mia famiglia ed ero serena nel sapere che stavano bene. 
Al di là dell’aspetto drammatico della circostanza che stavamo vivendo, devo dire che ho sofferto molto il fatto di non poter viaggiare. In Brasile le distanze tra città e città sono molto più grandi; in Europa invece, le città, anche tra Paesi diversi, sono raggiungibili in poco tempo. Quindi quando un brasiliano si trova in Europa vorrebbe poter visitare quanti più luoghi possibili. 
A causa di questa situazione ho anche avuto difficoltà a tornare in Brasile una volta completato il mio percorso: il mio volo è stato annullato e rimandato circa 7 volte, quindi ho dovuto prolungare la mia permanenza in Italia.

Ad oggi, consiglieresti ad altri la tua stessa esperienza qui a Ferrara?

Assolutamenti sì. Quando sono arrivata in Italia ero una persona molto diversa di quella che sono oggi. Sono molto maturata e arricchita.
Ovviamente non è stato facile adattarsi all’inizio, soprattutto per la lingua - una cosa è studiare sui libri, un’altra è doversi esprimere sempre in una lingua che non è la tua, e interfacciarsi con diversi accenti e sfaccettature. Ma è bastato poco per ambientarsi, soprattutto vivendo con italiani e studiando le materie in italiano arrivi inevitabilmente a impararlo bene.  
Posso dire che è stata una delle esperienze più belle della mia vita, a partire dal percorso di studi che ho affrontato, che è stato molto interessante, fino ad arrivare a tutte le persone meravigliose che ho conosciuto.
Si conosce un altro modo di vedere la vita, ed è qualcosa che non si può apprendere dai libri. Quindi sì, è un’esperienza che consiglio vivamente a tutti. 

A cura di Arianna Mosca, tirocinante del corso di Scienze e Tecnologie della Comunicazione di Unife