Archeologia | Piccole tracce sulle pietre di Grotta di Fumane raccontano le abitudini di Neanderthal e Sapiens
Scienza, cultura e ricerca
L’analisi dei residui delle tracce d’uso degli strumenti in pietra scheggiata può migliorare la nostra comprensione dei comportamenti culturali e tecnologici dei gruppi umani del Paleolitico medio e superiore.
È il risultato dello studio pubblicato sulla rivista Quaternary Science Reviews che vede co-firmatario il professor Marco Peresani del Dipartimento di Studi Umanistici di Unife, nel ruolo di coordinatore delle ricerche sulla Grotta di Fumane in provincia di Verona, un sito chiave per lo studio dell’Uomo di Neanderthal e di Homo sapiens.
"La straordinarietà della ricerca risiede nel capovolgimento del paradigma di analisi. Se tradizionalmente la nostra conoscenza del comportamento umano del Tardo Pleistocene si è basata sullo studio dei manufatti di grandi dimensioni, come gli strumenti litici ad esempio oppure i resti animali, il nostro focus si è concentrato sui “micro-resti“ dell’attività umana, ovvero le tracce animali, vegetali e minerali che si trovano sulla superficie o sui bordi degli strumenti impiegati" spiega il Professor Peresani.
I manufatti analizzati provengono da diversi livelli abitativi della cavità con strutture di combustione, resti faunistici e assembramenti di utensili litici. Gli strati del Paleolitico presi in considerazione sono A11 e A10 (Musteriano, Homo neanderthalensis) datati ad almeno 47,6 mila anni fa, e A2 e D3 (Aurignaziano, Homo sapiens) sono datati tra 41.000 e 38.000 anni fa.
Grotta di Fumane: a) entrata del riparo, b) livelli A10 e A11 nella sezione stratigrafica, c) il livello 10 sul piano orizzontale durante lo scavo è caratterizzato da resti organici carbonizzati e assembramenti lirici e faunistici, e d) scavo del livello A10 con l’ausilio di un’aspirapolvere
La ricerca è stata condotta dal PhD Dries Cnuts e dalla sua Supervisor, Dott.sa Veerle Rots del Laboratorio TreaceoLab dell’Università di Liegi (Belgio) e coordinatrice del Progetto di Ricerca EVO-HAFT, su 632 manufatti in selce scheggiata provenienti dal sito preistorico di Grotta di Fumane, che ha visto una lunga serie di frequentazione umane.
" La prima fase di indagine ha visto lo screening iniziale di tutti i manufatti indagati alla ricerca dei residui di contaminazione moderni (tracce frammentate di pelle, lipidi provenienti dalle dita, fibre tessili…). Una volta identificate o eliminate queste contaminazioni, sono stati isolati 93 manufatti con potenziali tracce d’uso per un’ulteriore analisi della presenza di residui.
Escludendo le moderne tracce contaminanti, è stato rilevato che i residui più frequenti sui manufatti appartengono a vegetali e piante, identificabili attraverso la struttura cellulare, seppure parzialmente alterata. Inoltre, è presente un ingente insieme di residui non identificabili al microscopio ottico di natura microcristallina e di colore chiaro ma chiaramente riconoscibili al microscopio elettronico come residui di carbonato di calcio o di altri elementi minerali.
Da un utensile proveniente dal livello A11, è stata rinvenuta intatta una barbula di piuma, ovvero una sottile ramificazione che diparte dalle barbe delle penne, sfuggita allo screening iniziale. (Fig.2) Quest’ultima evidenza è di raffinata importanza, dato che si tratta del più antico resto di piuma non fossile conosciuto nella Preistoria. Inoltre, va ricordato che essa proviene dai livelli legati al Neandertal, specie umana che, proprio a Grotta di Fumane, ha già dato chiare evidenze di sfruttamento delle piume dei volatili (in particolare, dei rapaci) per l’abbellimento e l’adorno personale" continua Marco Peresani.
Barbula di piuma estratta dalla scheggia A11_18 osservata al microscopio a luce trasmessa.
"Lo studio ha quindi confermato la grande importanza di queste piccole tracce legate alle attività umane del passato e ha soprattutto sottolineato come sia fondamentale integrare diverse tecniche di analisi, in aggiunta all’osservazione microscopica dei campioni.
I risultati ottenuti sostengono inoltre che, attraverso un adeguato protocollo di analisi dei residui sugli strumenti in pietra scheggiata e l’utilizzo di un mix di tecniche di indagine, si può osservare con maggior precisione i dettagli del comportamento tecnologico dei gruppi umani del Pleistocene superiore" conclude il Professor Marco Peresani.
Il Professor Marco Peresani, Archeologo Unife e responsabile degli scavi di Grutta di Fumane
Per saperne di più
Lo studio "The contribution of stone tool residues in reconstructing Late Pleistocene hominin stone tool behaviour at Grotta di Fumane, Italy" è stato pubblicato sulla rivista Quaternary Science Reviews.
Le autrici e gli autori sono: Dries Cnuts, Marco Peresani e Veerle Rots.
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