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Paleontologia | Scoperta una nuova specie di macroforaminifero nelle Isole giapponesi Ryukyu. Unife nel team internazionale

08/11/2023

Scienza, cultura e ricerca

Paleontologia | Scoperta una nuova specie di macroforaminifero nelle Isole giapponesi Ryukyu. Unife nel team internazionale
La scogliera di un'isola dell'arcipelago Ryukyu in Giappone

Si chiama Borelis matsudai ed è una nuova specie di microrganismo che vive nell’Oceano Indo-Pacifico occidentale, recentemente scoperta da un team internazionale di scienziati dell’Università di Ferrara, de La Sapienza di Roma e delle università giapponesi Tohoku e delle Ryukyu.

Borelis matsudai è la prima nuova specie di macroforaminifero alveolinoideo, un microrganismo marino a guscio calcareo tuttora vivente, descritta negli ultimi 100 anni. Si tratta del ritrovamento più settentrionale del genere Borelis, in quell’area dell’Indo-Pacifico occidentale che gli ecologi marini definiscono Indo-Pacific warm pool
Il nome matsudai rappresenta un riconoscimento alla carriera del Professor Shinya Matsuda, dell’Università delle Ryukyus, per la decennale ricerca sulle scogliere coralline attuali e fossili delle Isole Ryukyu”, spiega il Professor Davide Bassi, paleontologo del Dipartimento di Fisica e Scienze della Terra dell’Università di Ferrara, tra i co-autori dello studio internazionale. 

 “L’individuazione di questa nuova specie, rappresentata da gusci di organismi che ancora oggi abitano il nostro Pianeta, ci ha portato a indagare quando e dove sia comparsa nell’Indo-Pacifico. Abbiamo potuto verificare che Borelis matsudai è anche presente nei sedimenti fossili pleistocenici delle scogliere coralline delle Ryukyu. Seguendo la via di dispersione della corrente oceanica chiamata Kuroshio, Borelis matsudai probabilmente è apparsa nelle Isole Ryukyu meridionali e centrali almeno dal Pleistocene Medio, 770.000 anni fa. Il riscaldamento globale in corso potrebbe ulteriormente facilitare la migrazione di Borelis matsudai verso le Ryukyu settentrionali, dove non è stata ancora trovata”, continua il Professor Davide Bassi.

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Ricostruzione tridimensionale da analisi micro-tomografica assiale computerizzata del guscio e delle sue parti interne di Borelis matsudai, la nuova specie di macroforaminifero scoperta nell’arcipelago delle Isole Ryukyu

Da Unife al Giappone per studiare l’evoluzione ecologica e la biodiversità marina

Davide Bassi, paleontologo del Dipartimento di Fisica e Scienze della Terra di Unife, collabora da più di 15 anni con i ricercatori giapponesi della Tohoku University e dell’Università delle Ryukyu. Le ricerche hanno lo scopo di valutare l’evoluzione ecologica e della biodiversità delle scogliere coralline nell’arcipelago delle Ryukyu, Giappone meridionale, negli ultimi 2 milioni di anni. 

Come altri paleontologi che studiano i foraminiferi, il Professor Bassi si occupa anche di specie viventi, poiché la loro ecologia e i loro modelli di distribuzione biogeografica permettono di interpretare la paleoecologia e paleobiogeografia delle forme fossili analoghe.

“Alcuni anni fa decidemmo di valutare le dinamiche evolutive della biodiversità dei macroforaminiferi con guscio porcellanaceo a partire dall’Oligocene, circa 30 milioni di anni fa, quando esisteva un oceano esteso dall’attuale area mediterranea all’Indo-Pacifico”, raccontano il Davide Bassi e il collega Johannes Pignatti dell’Università di Roma La Sapienza, che continuano,

“I macroforaminiferi bentonici sono organismi unicellulari simbiotrofici con un guscio calcareo di dimensioni da millimetriche a pluricentimetriche. Componenti importanti delle comunità marine di acque poco profonde dai tropici alle regioni temperato-calde nel Cretaceo e nel Cenozoico, i macroforaminiferi a guscio porcellanaceo, e in particolare gli alveolinoidei, spesso costituiscono parti integranti degli ecosistemi delle scogliere coralline”.

“Dopo aver definito le specie fossili e attualmente viventi di macroforaminiferi con guscio porcellanaceo, assieme ai colleghi giapponesi, scoprimmo che circa 30 milioni di anni fa queste specie migrarono dall’area mediterranea verso l’Indo-Pacifico. Nel Miocene Medio poi, circa 15 milioni di anni fa, contribuivano al massimo di biodiversità nell’area rappresentata oggi all’incirca dall’arcipelago indonesiano. Questa area è l’hot spot, il punto caldo, della biodiversità marina. Scoprimmo che cambiamenti ambientali, principalmente climatici ed oceanografici, guidarono la migrazione delle specie dall’area mediterranea all’Indo-Pacifico”.

I ricercatori hanno studiato numerosi collezioni paleontologiche depositate presso musei ed istituti di ricerca universitari. Proprio durante l’analisi di una di queste collezioni, hanno rinvenuto degli esemplari di macroforaminiferi attuali provenienti dalla Laguna di Sekisei, tra Taiwan e le Isole Ryukyu centrali. Questi esemplari presentavano caratteristiche morfologiche del guscio assai differenti da quelle delle specie già conosciute. Lo studio delle caratteristiche architetturali dei gusci mediante micro-tomografia assiale computerizzata, la micro-TAC, ha concluso che questi rappresentavano una nuova specie.

Paleontologia, una scienza per conoscere le origini della biodiversità marina

La Paleontologia permette di analizzare e interpretare le parti scheletriche degli organismi conservatisi come fossili, attraverso lo studio della loro morfologia. L’analisi morfologica aiuta a identificare gli organismi e la loro biologia, seppure parzialmente. Una specie fossile è delimitata nel tempo dalla sua prima comparsa sulla Terra e dalla sua estinzione, una specie recente solo dalla sua comparsa. La risposta della vita sulla Terra ai fattori ambientali consiste in un graduale differenziamento, anche latitudinale, delle popolazioni soggette ad eventi che accelerano le loro migrazioni o l’estinzione in particolari momenti della storia della Terra.

“Imparare dal passato significa capire la complessità dei processi che hanno governato la natura durante la storia della Terra e che ne caratterizzeranno il futuro. Nelle scienze della vita la prospettiva storica viene fornita dalla Paleontologia che si occupa di fossili.
Questi documentano
3,5 miliardi di anni di storia della vita, di cui all’incirca gli ultimi 600 milioni di anni con parti scheletriche. Le parti scheletriche degli organismi, grazie alla loro complessa morfologia, registrano funzioni e creano modelli che ne permettono l’identificazione e per questa ragione sono importanti ai fini storici.
Il fossile è ciò che resta di un organismo, non l’organismo vivente in sé. La sua preservazione attraverso milioni di anni dipende da intricati processi selettivi che riducono il numero di resti disponibili a quantità insignificanti rispetto al numero di organismi vissuti sulla Terra nel corso del tempo. I resti fossili di un organismo solitamente sono costituiti da parti scheletriche biomineralizzate che conservano in parte o del tutto la loro morfologia mediante la fossilizzazione”, conclude il Professor Davide Bassi. 

Per saperne di più

L’articolo “A new species of the larger porcelaneous foraminifer Borelis provides novel insights into Neogene to Recent western Pacific palaeobiogeographical dispersal patterns” è stato pubblicato su Palaeogeography, Palaeoclimatology, Palaeoecology lo scorso 15 Ottobre 2023.

La ricerca è stata in parte supportata da fondi dell’Università di Ferrara e dal Progetto PRIN 2017RX9XXY “Biota resilience to global change: biomineralization of planktic and benthic calcifiers in the past, present and future”.