Dalla Francia: un progetto per ragazzi con disturbo dello spettro autistico

Dalla Francia: un progetto per ragazzi con disturbo dello spettro autistico
Illustrazione generata dall'IA

Se nel primo articolo abbiamo cercato di fotografare lo stato dell’arte dell’Inclusione scolastica in Italia, in questo articolo vogliamo raccontare attraverso le parole di Laurence Melloul-Piou, direttrice di un Istituto medico-educativo francese, un progetto sociale e solidale che vede protagonisti ragazzi con disturbo dello spettro autistico.

Il confronto con la realtà francese è cominciato per noi due anni fa, quando abbiamo partecipato ad un’esperienza di mobilità internazionale Erasmus+ a Parigi. Con un po’ di presunzione e forse di pregiudizio, abbiamo visitato diverse scuole per osservare se e come venisse realizzata l’inclusione nel sistema scolastico francese. Da una parte abbiamo orgogliosamente riconosciuto la bontà di un impianto normativo, quello italiano, che consente di includere tutti, ma dall’altra abbiamo cominciato a riflettere sull’ eccellenza qualitativa delle strutture specialistiche presenti in Francia, capaci di rispondere in modo più puntuale alle esigenze educative di ragazzi con sindrome dello spettro autistico. Il confronto con il modello francese ci ha permesso di percepire i limiti del sistema scolastico italiano riguardo la qualità degli interventi educativi e ci ha spinto a tornare più volte a Parigi per visitare altre realtà e incontrare esperti del settore. Da ciò è emersa la necessità di un confronto più approfondito tra i nostri sistemi educativi, per arricchire di nuovi strumenti e prassi i rispettivi modelli inclusivi. Per cominciare a rispondere a questo bisogno abbiamo incontrato lo scorso settembre la direttrice dell’IME (Institut médico-educatif ) Cour de Venise, Laurence Melloul-Piou. La creazione di questo centro nasce dalla collaborazione tra l’associazione Autisme en Île-de-France, il Comune di Parigi, Il Consiglio Regionale dell’ Île de France, l’Agenzia regionale per la salute e associazioni di quartiere. Nel tempo la rete di partneriato si è allargata ad altre istituzioni, tra cui il Centro Ressource Autisme Île de France (CRAIF), L’Università Paris Descartes e Il Ministero dell’ Educazione. Gli Istituti medico-educativi sono una realtà diffusa sul territorio francese e rispondono all’esigenza di una presa in carico specializzata dei giovani in situazione di disabilità. Nello specifico Laurence Melloul-Piou dirige un Istituto che accoglie 22 adolescenti di età compresa tra i 12 e i 20 anni con disturbi dello spettro autistico.

IMG_1084.jpgDurante la nostra intervista, seduti ai tavolini del Notre Café Marais, locale gestito dai ragazzi dell’Ime insieme ad educatori e professionisti del settore, Laurence Melloul-Piou ha evidenziato che l’obbiettivo prioritario del centro è offrire agli utenti la possibilità di raggiungere il più alto grado di autonomia possibile, di migliorare la qualità delle relazioni sociali nei propri contesti di vita e sviluppare al massimo il proprio potenziale.

La direttrice di questo IME condivide con noi le sue riflessioni: “I ragazzi con sindrome dello spettro autistico dovrebbero poter beneficiare di un’inclusione scolastica che permetta loro di raggiungere obiettivi didattici e sviluppare competenze sociali. Ma hanno comunque bisogno di interventi educativi specialistici e di ambienti progettati per rispondere alle loro particolari esigenze. Le loro traiettorie di sviluppo dovrebbero idealmente andare verso un graduale aumento della frequenza della dimensione ordinaria man mano che i ragazzi crescono, ma sfortunatamente assistiamo alla predominanza della logica inversa. Ciò comporta che molto spesso i giovani adulti con autismo si ritrovano in situazioni di isolamento sociale importante, che impatta negativamente sul loro sviluppo e sul loro equilibrio psicologico, ecco perché è fondamentale consolidarne le competenze sociali, migliorare l’autopercezione e la percezione da parte della società.”

Ci guardiamo attorno, siamo nel Notre café Marais, nel cuore del terzo arrondissement, e ci rendiamo conto che l’ambiente dai colori pastello in cui ci troviamo è esattamente il luogo in cui è possibile realizzare gli obiettivi di cui Laurence ci ha appena parlato, perché è un ambiente adeguato al funzionamento dei ragazzi con autismo (colori, luci, materiali, organizzazione degli spazi, facilitatori spazio-temporali, supporti visivi ecc.) ma è anche un ambiente aperto, di passaggio, frequentato da chiunque, in cui simbolicamente cade il muro che separa ambiente ordinario e ambiente speciale.

Questa chiacchierata con Laurence Meilloul-Piou ci sostiene ancora di più nella convinzione che un’applicazione acritica e statica della normativa, senza le condizioni, le risorse, gli investimenti e la mentalità per creare un sistema scolastico a misura dei bisogni di ciascuno, porti in realtà a cadere in situazioni di “falsa inclusione e reale esclusione”. È quindi importante mantenere un approccio non dogmatico all’inclusione scolastica, concedendosi di spostarsi dall’ambiente ordinario a quello specialistico senza altra bussola se non il benessere dell’individuo. Come ci ricorda Dario Ianes: “ […] Ai benefici della normalità non si può rinunciare, né ai benefici della specificità tecnica, dunque dobbiamo tenerle insieme tutte e due, superando un’apparente incompatibilità, in una dialogica, direbbe Morin, che tenga insieme le due dimensioni, o il meglio di esse. È quello che chiameremo speciale normalità.”


Francesca Neri