Ancora sulla Rivoluzione francese: come periodizzarla
Una delle più recenti sintesi sulla Rivoluzione francese, ad opera di Jean-Clement Martin, sceglie di periodizzarla così: 1789-1802. Dalla presa della Bastiglia all'indomani della pace di Lunéville, che chiude (per pochissimo tempo) il ciclo delle guerre iniziate con la Rivoluzione, e del concordato tra la Francia e papa Pio VII, che chiude il conflitto tra Stato e Chiesa aperto con la costituzione civile del clero del 1790.
D'altra parte, sin dagli anni '50 altri storici hanno scritto persuasivamente di pre-révolution française a proposito del biennio 1787-1788. Vale a dire che prima ancora della riunione degli Stati Generali nel maggio 1789 il governo aveva almeno in parte perso il controllo della situazione e dello stesso ordine pubblico. Del resto, dall'agosto 1788 l'intero paese era in campagna elettorale per la scelta dei deputati agli Stati Generali.
Si potrebbero anche accogliere entrambe le proposte e considerare l'intero quindicennio 1787-1802 come un lungo ciclo di sommovimenti politici e sociali che, con accelerazioni e svolte, ha cambiato la fisionomia della Francia e in parte dell'intera Europa. Senza dimenticare che dal 1803 al 1815 la Francia di Napoleone ha prodotto trasformazioni radicali in tutta Europa, in larga misura attraverso un ciclo di guerre che hanno cambiato confini, distrutto o costruito stati, costretto a cambiamenti importanti anche i paesi che non conobbero nell'immediato trasformazioni sociali importanti.
Anche per questo l'insistenza sul biennio 1792-1794, dall'abbattimento della monarchia alla caduta di Robespierre, la fase più radicale e per molti "eroica" della Rivoluzione, appare ormai profondamente datata e bisognosa di rimeditazione. Il regime del Comitato di Salute pubblica e del Terrore va visto come una fase, per giunta di eccezione, nel corso di un processo molto più lungo e complesso. Ridurre la Rivoluzione francese alla ghigliottina, simbolo per l'appunto del Terrore, è curiosamente la ripresa, alla rovescia e con convinzioni opposte, della posizione degli antirivoluzionari, che negli eventi di Francia volevano vedere solo il sangue, la violenza, l'arbitrio.
La storiografia sulla Rivoluzione francese è abbondantissima, riempie scaffali e tuttora dà occasione a conflitti di interpretazione durissimi, soprattutto tra gli storici francesi. Del resto, un dibattito di fine anni '50-primi anni '60 ebbe come titolo «Autour de notre mère»: su nostra madre.
Molte trattazioni del periodo, quelle soprattutto simpatetiche verso i giacobini, hanno posto l'accento sugli anni 1789-1794. Come se la caduta di Robespierre significasse un punto di arresto. E' questo il caso della pur ottima sintesi di Albert Soboul. Nel Novecento un filone di storiografia legata culturalmente