A oriente: Polonia e Russia
Andiamo a oriente. Facciamo la conoscenza di un singolarissimo stato che ha quasi solo il nome in comune con uno stato attuale dell'UE, la Polonia. Alludo alla confederazione di Polonia e Lituania. Uno stato enorme che si estendeva dalle rive del Baltico e dai Carpazi sin quasi alle porte di Mosca e all'Ucraina. Una monarchia singolare, che si definiva repubblica. Perché nel secondo Cinquecento, all'estinzione della dinastia che aveva realizzato l'unione dei due stati, la nobiltà polacco-lituana rese la corona elettiva e dipendente dal consenso dell'assemblea dei nobili. Non era un parlamento di tipo inglese. Non era nemmeno simile al sistema degli Etats francesi. Non solo: l'opposizione di un solo membro dell'assemblea bloccava le decisioni. Occorreva l'unanimità. Questo singolare sistema, che poteva paralizzare le decisioni e certamente manteneva debole l'autorità monarchica, resse nondimeno a lungo e consentì alla Polonia-Lituania di essere una potenza per almeno due secoli, ma con il passare del tempo la indebolì, tanto più che attorno ad essa gli stati confinanti si modernizzavano e si centralizzavano. Ma fu solo all'aprirsi del Settecento che questa debolezza divenne così grave da finire col provocare in un primo tempo l'intromissione delle potenze vicine negli affari della Polonia-Lituania, tanto che i re erano designati da esse, e tra gli anni '70 e '90 del secolo la spartizione di quel vastissimo stato tra quelle stesse potenze vicine: Russia, Austria e Prussia. La Polonia come stato indipendente, dopo una brevissima parentesi durante il periodo napoleonico, rinacque soltanto nel 1918, ma entro frontiere diverse e ben più ristrette di quelle dell'antica confederazione. Nel 1940 la Polonia venne nuovamente spartita tra la Germania di Hitler e l'Unione Sovietica di Stalin. Nel 1945 rinacque di nuovo, ma entro frontiere ancora una volta diverse e spostate nettamente verso Occidente: diventarono polaccchi territori tedeschi la cui popolazione fuggì in Germania davanti all'incalzare dell'Armata Rossa, mentre a Oriente territori che erano stati assegnati alla Polonia nel 1918 rimasero definitivamente all'Unione Sovietica, ed oggi fanno parte della Bielorussia e dell'Ucraina.
Il caso della Polonia-Lituania ci deve far ricordare che le gerarchie di importanza attuali tra i vari paesi sono spesso il prodotto di sviluppi recenti. Portogallo e Spagna erano potenze, e la Spagna una grande potenza, nel Cinque-Settecento: oggi si stenterebbe a crederlo. Nel Seicento le Province Unite erano la massima potenza navale del mondo e detenevano la flotta mercantile più numerosa. Anche questo pare oggi inimmaginabile. La Svezia era un paese bellicoso che per un secolo abbondante combatté accanitamente per imporre il suo dominio sulle rive del Baltico e controllare a profitto proprio i commerci dai porti baltici verso il resto d'Europa. L'Europa ha visto formarsi e sopravvivere più o meno a lungo stati piccoli e grandi che sono poi scomparsi. E le caratteristiche o gli stereotipi oggi correnti su questo o quel paese non corrispondono a quelli di un tempo, e sono qualche volta opposti. Ma non bisogna essere troppo sicuri della scomparsa definitiva delle antiche entità politiche. In Spagna la Catalogna e il Paese Basco hanno ottenuto una larga autonomia e rivendicano qualcosa di più: in entrambi i casi esistono dei movimenti che puntano alla indipendenza e alla formazione di stati a parte. La Scozia, che gode di un regime di autonomia amministrativa, è governata da una formazione politica, lo Scottish National Party, che ha lanciato un referedum per l'indipendenza dall'Inghilterra nel 2014, settecentesimo anniversario della riconquista dell'indipendenza dall'Inghilterra con la battaglia di Bannockburn, nel 1314.
Per contro, la Russia nel primo Cinquecento non era nemmeno considerata Europa. Era lontana, sconosciuta, ritenuta barbara e arretrata: e dal punto di vista economico, sociale e culturale arretrata lo era davvero, e arretratissima rispetto ai centri propulsori della civiltà europea, come l'Italia e le Fiandre del Rinascimento. Non era nemmeno Russia: veniva chiamata per lo più Moscovia. Il motivo conduttore della storia russa è questo: come dal granducato di Mosca, uno tra gli altri principati esistenti nell'area a oriente della Polonia-Lituania, un po' per aggregazione e un po' per espansione militare si è venuto costituendo in due secoli un potente impero con una identità nazionale forte cementata da un'identità religiosa ed etnica. Mosca come l'erede di Costantinopoli, cuore della cristianità slava e orientale, e in quanto tale protettore e fautore della riscossa dei popoli russi e degli slavi in generale e della cristianità ortodossa. Il tutto all'insegna di un governo rimasto sempre autocratico e dispotico, più vicino alla tradizione bizantina che alle monarchie dell'Occidente.
Punti di svolta: con Ivan IV il Terribile l'addomesticamente selvaggio della nobiltà e una spinta espansiva in tutte le direzioni, contrassegnata da successi e sconfitte. Ma soprattutto con Pietro il Grande, a fine Seicento e all'inizio del Settecento, una modernizzazione e una occidentalizzazione voluta e diretta dall'alto, attuata a marce forzate e con brutalità, e rivolta soprattutto a rendere efficiente l'apparato militare e burocratico. La svolta impressa da Pietro il Grande, che compì un singolare e memorabile in Occidente per vedere di persona, soprattutto in Inghilterra e in Olanda, le innovazioni tecnologiche che vi si erano sviluppate, venne proseguita nel Settecento dai suoi successori, per lo più donne: successi militari, occidentalizzazione ulteriore della cultura, delle mode, dei costumi (fenomeni che riguardavano però le élites e gli ambienti urbani, non la grande massa della popolazione, contadina e spesso soggetta alla servitù della gleba), autoritarismo politico. Sino a sbaragliare la Svezia, annettere la maggior parte della Polonia-Lituania, conquistare le steppe dell'Ucraina e la Crimea e spingere addirittura una flotta nel Mediterraneo circumnavigando l'Europa, nel 1774.
La Moscovia era diventata l'Impero russo: una grande potenza militare inserita a pieno titolo in Europa e capace di influire pesantemente sullo scacchiere diplomatico, pur portandosi dietro una struttura sociale arretrata: un mare di contadini e di servi della gleba e una élite di latifondisti, senza una forte borghesia cittadina e un'opinione pubblica libera e in grado di far sentire la sua voce.
Alla marcia verso Occidente e verso sud corrispose un'espansione di genere assai diverso oltre gli Urali, verso Oriente: la conquista della Siberia attraverso l'insediamento di postazioni più o meno grandi fondate da cacciatori, esploratori, militari, cosacchi, commercianti di pellicce che penetrarono in territori vastissimi e abitati da popolazioni allo stadio tribale, dedite alla caccia e alla raccolta, senza trovare ostacoli in alcun potentato importante. Così all'inizio del Settecento i russi erano già sulle sponde del Pacifico, da dove in seguito si lanciarono addirittura nel continente americano: l'Alaska, lo si dimentica spesso, fu territorio russo sino al 1867, quando lo zar la vendette agli Stati Uniti d'America.
Più difficile e lenta fu la penetrazione nei territori del Caucaso e nell'Asia centrale, dove l'autorità dello zar si impose solo a prezzo di lunghe guerre e guerriglie contro le popolazioni locali, soprattutto quelle musulmane, mentre quelle cristiane accoglievano di buon grado l'avanzata russa. Il problema della Cecenia ha anch'esso le radici lontane ai tempi della conquista zarista e quelle vicine nel trattamento delle popolazioni locali, sospettate a torto o a ragione di simpatie per gli invasori tedeschi, da parte delle autorità sovietiche durante e dopo la seconda guerra mondiale.
Se nel Medioevo dall'Asia centrale erano provenute le invasioni di popolazioni turco-tartare e mongole che avevano tenuto soggette le popolazioni slave delle terre russe, facendole oggetto di una tratta schiavista spesso dimenticata, e che vedeva nei tartari i venditori e nei genovesi e nei veneziani i compratori, nell'Ottocento quei territori vennero inglobati non senza resistenze e guerre nell'impero zarista. Salvo staccarsi dall'UNione Sovietica al momento della sua disgregazione, nel 1991.