Metriorhynchus
Grandi lastre di Ammonitico rosso (Giurassico del Veneto) nelle quali sono riconoscibili, in sezione, cranio, mandibola e vertebre cervicali di un grande coccodrillo marino.
Nel 1955 un marmista di Portomaggiore (Comacchio, Ferrara) mentre stava lavorando su quattro lastre di Ammonitico rosso provenienti dai Monti Lessini (Verona, Veneto) notò che al loro interno era visibile parte di uno scheletro. Il Prof. Leonardi, avvisato dall'allora direttore del Museo di Spina mandò subito sul posto un suo collega per valutare l'importanza scientifica della scoperta. A Portomaggiore, però, era presente anche un rappresentate del Museo Cappellini, inviato dall'allora direttore Senatore Michele Gortani. Constatato che le lastre contenevano un coccodrillo risalente al Giurassico e che quindi erano di grande importanza, iniziò una lunga e aspra trattativa tra il Museo di Ferrara e il Museo Cappellini di Bologna su chi dovesse conservarle.
Due anni dopo finalmente si giunse ad un accordo, le lastre furono salomonicamente divise tra i due Istituti: due vennero portate a Ferrara presso l'allora Museo universitario di Geologia e Paleontologia e due al Museo Cappellini di Bologna.
Leonardi (1956) attribuì il coccodrillo al genere Metriorhynchus e pochi altri autori si interessarono marginalmente alle lastre conservate nei due musei (Kotsakis e Nicosia, 1980; Vignaud, 1995; Bizzarrini, 1996; Young e Andrade, 2009; Young et al., 2010).
Dal 2008, due giovani ricercatori dell'Università di Bologna, Federico Fanti e Andrea Cau, cominciarono a ristudiare il coccodrillo marino di Portomaggiore e pubblicarono i loro risultati nel 2011. Giunsero alla conclusione che si trattava di un genere e di una specie nuova, Neptunidraco ammoniticus.
Questo animale viveva, nel Giurassico medio, circa 100 milioni di anni prima della scomparsa dei dinosauri, nell'Oceano della Tetide e, grazie ai suoi numerosi denti grandi più di 5 cm, si nutriva probabilmente di crostacei, ammoniti, pesci e piccoli rettili marini.
Il grande rettile, una volta morto, si adagiò sul fondale marino e fu rapidamente coperto dai sedimenti e il suo scheletro fu preservato per milioni di anni fino al suo rinvenimento da parte del marmista di Portomaggiore.