Le linee guida della Crui sulla tesi

1. Perché l’accesso aperto alle tesi di dottorato

Le tesi di dottorato vengono sottoposte a un controllo periodico durante la loro elaborazione daparte dei tutor e dei Docenti del Dottorato; vengono poi giudicate da una commissione per due terzi esterna. Subiscono dunque un processo di validazione molto accurato.

Il processo di validazione non è finanziato o mediato dagli editori, per cui non è necessario chiedere loro l’autorizzazione alla pubblicazione in un archivio aperto, come invece avviene per gli articoli pubblicati nelle riviste scientifiche. Solo nel caso in cui, successivamente, si volesse procedere con la pubblicazione della tesi o di parte della tesi in un volume oppure in un articolo sarà necessario verificare quali politiche perseguono i diversi editori in merito al deposito negli archivi aperti.

Attualmente, la maggior parte degli editori consente il deposito negli archivi aperti. Le tesi di dottorato sono documenti pubblicamente consultabili presso le Biblioteche Nazionali Centrali di Roma e di Firenze. Per tale ragione, si definiscono “pubblicazioni”, ossia produzioni intellettuali simili ad altre tipologie di materiali: articoli, saggi,  monografie etc.

Le tesi di dottorato sono prodotti di ricerca a tutti gli effetti, anche se hanno un loro particolare stile espositivo. Nonostante siano considerate la punta di diamante della ricerca scientifica, hanno sempre avuto scarsa visibilità e una accessibilità ancora più limitata, tanto da essere relegate, fino a poco tempo fa, ne ll’area della cosiddetta “letteratura grigia”.

L’avvento delle tecnologie digitali ha offerto possibilità enormi di diffusione di questa tipologia di prodotti di ricerca. In Europa, già da tempo le tesi di dottorato vengono depositate ad accesso aperto e numerosi sono i progetti nazionali e internazionali che supportano la creazione di reti telematiche in cui le tesi di dottorato hanno piena visibilità. Attualmente, nei paesi europei, oltre il 95% delle tesi di dottorato è ad accesso aperto.

A seguito della conferenza di Messina - novembre 2004 - 72 atenei italiani su 77 hanno sottoscritto la Dichiarazione di Berlino per l’Accesso Aperto ai risultati della ricerca scientifica. Gli archivi istituzionali delle università paiono essere il luogo più adatto per il deposito e per la disseminazione dei prodotti di ricerca, anche al fine di colmare il ritardo dell’Italia rispetto all’Europa.

2. Cosa tutela il diritto d’autore

La legge sul diritto d’autore tutela le opere dell’ingegno di carattere creativo. Tutela la forma, non l’idea. Tale forma deve avere carattere di originalità e di novità.

3. Come si diventa autore

Si diventa autori creando l’opera. Senza ulteriori formalità. È il dottorando che ha piena titolarità dei diritti sulla tesi, non il relatore, il correlatore o altre figure che, a diverso titolo, possono interagire con lui durante il corso di dottorato o nell’elaborazione della tesi (si vedano però le precisazioni al punto 5).

4. Quali diritti possiede l’autore

L’autore possiede tutti i diritti e precisamente:

1. I diritti morali (paternità, integrità, ritiro dell’opera dal commercio), che restano sempre in capo all’autore e non sono trasmissibili;

2. I diritti di utilizzazione economica o patrimoniali (distribuzione, comunicazione, riproduzione, traduzione ecc.), che possono essere ceduti in parte o in esclusiva.

La cessione dei diritti di utilizzazione economica o patrimoniali può avvenire gratuitamente o dietro compenso e deve essere provata per iscritto. È bene fare grande attenzione alla cessione indiscriminata di diritti a soggetti esterni all’ateneo. Ricordiamo a questo proposito che un editore non necessita della cessione integrale di tutti i diritti di utilizzazione economica per la pubblicazione di un’opera. Gli autori, invece, devono mirare al mantenimento del maggior numero possibile di diritti, in quanto essi necessitano dei diritti per:

1. depositare l’opera in archivi ad accesso aperto;

2. concedere l’uso dell’opera a terze parti;

3. pubblicare l’opera in altre sedi (saggi, raccolte, antolo gie, convegni…);

4. farne un uso didattico (dispense, lezioni…);

5. rielaborare successivamente la propria produzione per scopi scientifici e di ricerca.

5. Chi è l’autore della tesi di dottorato

L’autore della tesi è il dottorando. Considerato che spesso una tesi di dottorato è il risultato di un processo di lavoro comune, che coinvolge più persone o enti, il dottorando, che è l’autore formale della sua “esposizione”, deve prestare attenzione a non ledere i diritti di altri soggetti coinvolti; per esempio, usando materiale altrui senza autorizzazione, anticipando notizie o informazioni su progetti portati avanti da enti o istituzioni. L’autore deve essere consapevole che quando scrive la tesi deve rispettare i diritti altrui e che tale obbligo di legge vige sia per la versione digitale, sia per la versione a stampa del suo lavoro.

6. Chi possiede i diritti di utilizzazione economica sulla tesi di dottorato

Il dottorando possiede, oltre ai diritti morali, i diritti di utilizzazione economica della sua opera, a meno che la sua ricerca non sia stata finanziata da terzi. In questo caso è il contratto con l’ente finanziatore che stabilisce se e quali diritti di utilizzazione economica spettano all’autore e/o all’università.

I nuovi regolamenti di ateneo in materia di proprietà intellettuale (brevetti) mirano a stabilire condizioni che vadano a vantaggio sia di chi brevetta attraverso l'ateneo sia dell'ateneo che sostiene le spese per il brevetto.

La ricerca condotta nell’ambito di un dottorato si avvale del supporto del personale dell’ateneo, del sussidio di laboratori, di macchine e di altre risorse; pertanto, un eventuale finanziamento da parte di soggetti terzi non è di per sé ragione sufficiente per concedere ai finanziatori il diritto a chiudere e a secretare i risultati della ricerca.

Qualora un docente e il suo gruppo di ricerca abbiano stipulato un contratto con enti finanziatori esterni, e tale contratto preveda un vincolo di segretezza, la tesi non può essere resa pubblica.

7. Utilizzo di materiali sotto tutela nelle tesi di dottorato

In generale, si possono inserire nelle tesi materiali e parti di materiali di pubblico dominio oppure quelli per i quali si è ottenuta, per iscritto, l’autorizzazione al loro uso dagli aventi diritto. Inserire nella tesi materiali o blocchi di materiali altrui (con la tecnica del copia/incolla), per i quali non si sia ottenuta regolare autorizzazione, costituisce una grave violazione. Tali materiali o parti di materiali altrui possono essere utilizzati solo se vengono “rielaborati”.

Diverse tipologie di materiali:

Foto/immagini

Secondo il comma 1bis dell’articolo 70 LdA “è consentita la libera pubblicazione attraverso la rete internet, a titolo gratuito, di immagini e musiche a bassa risoluzione o degradate, per uso didattico o scientifico e solo nel caso in cui tale utilizzo non sia a scopo di lucro […]”. Risulta quindi possibile al dottorando utilizzare immagini anche sotto tutela all'interno della tesi che verrà messa online purché la qualità delle immagini sia degradata o a bassa risoluzione.

Articoli

L’inserimento di parti di articoli va usato con grande cautela. Poiché oltre al diritto di eventuali autori (diversi dal dottorando) sussistono diritti editoriali, è sempre buona norma chiedere l’autorizzazione dell’editore. Nel caso si tratti di parti di articoli pubblicati dallo stesso dottorando, va valutato il contratto con l’editore per stabilire se vi sia stata cessione di diritti o meno. L’uso di tali materiali è comunque subordinato all’autorizzazione scritta da parte di chi detiene i diritti (nella maggior parte dei casi l’editore). È comunque da evitare l’inserimento di interi articoli nelle tesi. Per mettere in evidenza le precedenti pubblicazioni effettuate dal dottorando o dal gruppo di ricerca di cui fa parte, è preferibile ricorrere alla citazione di tali articoli, sia nel testo sia in bibliografia.

Brevi citazioni

È possibile inserire brevi citazioni da altre opere sotto tutela, menzionando la fonte, nei limiti previsti dall’art 70 LdA [1]

Dati sensibili

Le tesi di dottorato, proprio per il loro carattere di documenti pubblici liberamente consultabili presso le due Biblioteche Nazionali Centrali, non devono contenere dati sensibili o personali (dati che consentono in qualche modo di risalire alle identità delle persone).

Una ricerca che dovesse contenere dati sensibili non dovrebbe essere l’oggetto di una tesi di dottorato.

Come richiedere il permesso di utilizzo di materiali di terzi

La richiesta deve essere inviata a chi detiene i diritti (nella maggior parte dei casi l’editore a cui sono stati ceduti i diritti di sfruttamento economico).

Nella richiesta è opportuno indicare:

- recapito: comprendente indirizzo postale, telefono ed e-mail;

- dettagli sul materiale per cui si richiede l’autorizzazione: titolo dell’articolo o del libro, autore o autori, ISSN/ISBN, volume, anno, numero e pagine;

- dettagli sull’uso del materiale: l’articolo intero, parti di esso, grafici o tabelle;

- dettagli su come verrà utilizzato il materiale, compresa l’indicazione che la tesi verrà inclusa in un archivio ad accesso aperto.

8. Misure tecnologiche di protezione

Le tesi di dottorato in formato digitale devono essere depositate prive di dispositivi di controllo che ne comprometterebbero la corretta conservazione. Sarà cura degli uffici competenti applicare le restrizioni richieste e motivate dal dottorando.

9. Definizione di ’embargo’ e sue applicazioni

L’embargo è il periodo di tempo durante il quale la tesi archiviata in un deposito istituzionale risulta secretata ed accessibile solo per la parte dei metadati (il periodo di tempo può variare fra i sei e i dodici mesi oppure, in casi eccezionali, per un periodo massimo di tre anni). Il dottorando ha il diritto di chiedere un periodo di embargo, purché la richiesta sia debitamente motivata e giustificata. L’embargo si applica solo quando è opportunamente motivato.

9.1 Tesi in corso di pubblicazione

È possibile che un dottorando chieda l’embargo di una tesi perché in corso di pubblicazione presso un editore che non permette l’accesso aperto prima dell’avvenuta pubblicazione.

In questo caso, va attentamente considerato se il prodotto editoriale in corso di pubblicazione non sia sostanzialmente diverso dalla tesi da cui deriva. L’articolo che descrive il lavoro di ricerca compiuto durante il dottorato è infatti una produzione editoriale differente dalla tesi e lo stesso può dirsi per un volume che ne rappresenti una significativa rielaborazione. In casi come questi, la pubblicazione della tesi in un archivio ad accesso aperto non dovrebbe condizionare, in alcun modo, la sua pubblicazione presso un editore commerciale.

9.2 Tesi previo accordo con terze parti.

Se la tesi fa parte di un progetto di ricerca più ampio, per il quale è stato precedentemente stipulato un accordo con un ente di ricerca esterno oppure con un ente finanziatore per la pubblicazione e la divulgazione della tesi solo dopo il completamento dell’intero progetto di ricerca, può essere legittimamente richiesto un periodo di embargo.

9.3 Motivi di pubblica sicurezza.

Può essere richiesto un embargo per motivi di sicurezza, se il contenuto della tesi può in qualche modo mettere a rischio la sicurezza pubblica o nazionale. Inoltre, può essere richiesto un embargo per motivi di rispetto della legge vigente.

9.4 Privacy.

Se la tesi verte su una persona ancora in vita o deceduta di recente per la quale si teme di violare il diritto alla privacy, può essere richiesto un periodo di embargo.

10. Tesi brevettabili

Brevetti e diritto d’autore sono due mondi distinti e paralleli. Il brevetto tutela l’idea e richiede un carattere di innovazione della ricerca tale da comportare non tanto un miglioramento dello stato dell’arte e della tecnica, quanto piuttosto un reale approccio nuovo alla risoluzione di un problema. In sintesi, una ricerca può rientrare nella sfera della brevettabilità solo se è in grado di offrire nuove soluzioni che possano essere trasferite a livello tecnologico (trasferimento tecnologico) a beneficio della collettività (sviluppo industriale).

Sono poche le tesi che rientrano in questo ambito di brevettabilità. In ogni caso, si sottolinea che anche la sola discussione, a porte chiuse, rende i contenuti della tesi non più brevettabili perché resi pubblici (alcuni regolamenti di ateneo avvertono esplicitamente chi abbia intenzione di avviare una procedura di brevetto che la discussione della tesi è da considerarsi una pre-divulgazione). Non è quindi il deposito in un archivio ad accesso aperto della versione digitale di una tesi di dottorato a impedire la brevettabilità di una ricerca, bensì la sua discussione pubblica. Si ricorda quindi che la richiesta di brevetto deve essere obbligatoriamente effettuata prima della discussione della tesi, in quanto la discussione equivale a una sua pubblicazione.

Dopo che è stata depositata la domanda di brevetto è possibile depositare la tesi di dottorato in un archivio aperto. Questo perché le norme nazionali, europee e internazionali, che regolano la proprietà intellettuale industriale (brevetti, marchi, modelli di utilità e disegni industriali) prevedono che nulla possa essere pubblicato prima del deposito della domanda di brevetto, ma solo in seguito.

11. La pubblicazione in internet non agevola il plagio

È solo un luogo comune l’idea secondo cui pubblicare in internet renda più facile il plagio. È vero invece il contrario: la pubblicazione in internet rende più agevole il riconoscimento dei plagi.

D’altronde, il deterrente maggiore contro tali pratiche illecite è sempre il giudizio della comunità scientifica di riferimento.

12. I materiali in internet sono tutelati

Qualsiasi opera pubblicata in internet è soggetta alla stessa tutela di ogni altra opera pubblicata in formato analogico.

In buona fede si potrebbe pensare che tutto ciò che si trova in Internet sia di dominio pubblico; invece, non tutto il materiale che è ad accesso pubblico è di pubblico dominio.

Ciò che si trova in rete è per definizione ad accesso pubblico, perché si può consultare, scaricare, citare, ma non è di dominio pubblico. Non si può, senza autorizzazione, usare indiscriminatamente il materiale che si è scaricato e inserirlo, senza autorizzazione, in pubblicazioni (digitali o a stampa), ripubblicarlo in altri sitioppure usarlo per creare opere derivate.

Alcuni dei materiali presenti in rete sono dotati di licenze Creative Commons, che autorizzano usi ben determinati.

13. Le licenze Creative Commons (CC)

Le licenze Creative Commons permettono agli autori di mantenere i diritti di utilizzazione economica delle loro creazioni, concedendo agli utenti la licenza d’uso gratuita del loro lavoro, a determinate condizioni. L'utilità di queste licenze sta nel patto che l'autore stipula con i suoi utenti: l'opera, la cui paternità è sempre chiaramente riconosciuta, può godere della diffusione garantita dalla condivisione. Mentre il sistema tradizionale di diritto d'autore, stabilito dalla legge, prescrive che l'opera non può essere utilizzata prescindendo dalla volontà dell'autore, le licenze Creative Commons liberalizzano alcuni usi.

Le licenze hanno lo scopo di facilitare il processo di condivisione delle opere, stabilendo fin da subito, in un linguaggio chiaro e interpretabile anche dai motori di ricerca, quali diritti l’autore concede ai fruitori dell’opera. Le licenze sono dotate inoltre di una parte contrattuale redatta da giuristi esperti di diritto italiano. L’autore che associa al proprio lavoro una licenza Creative Commons, oltre a mantenere tutti i diritti sulla propria opera, offre alla comunità, a determinate condizioni, alcuni dei diritti esclusivi che la legge sul diritto d'autore gli riconosce.

14. Utilizzo delle licenze CC – quali implicazioni

Un editore commerciale potrebbe non essere disponibile a pubblicare un'opera vincolata da licenze. Il dottorando che volesse procedere alla pubblicazione della tesi senza apportarvi sostanziali modifiche dovrebbe quindi verificare quali politiche dei diritti persegua il suo futuro editore.

Alcuni editori non accettano opere precedentemente pubblicate sotto licenza Creative Commons, a meno che non siano formalmente differenti (tutela della forma e non del contenuto).

15. I contratti con gli editori.

Per poter pubblicare non è necessario cedere all’editore tutti i diritti di utilizzazione economica.

Purtroppo gran parte dei contratti standard prevedono tale cessione. È invece consigliabile proporre all’editore una clausola (addendum al contratto editoriale ; vd. punto 15.2) in cui l’autore si riserva una serie di utilizzi per fini didattici e di ricerca.

15.1 Come si legge un contratto

È molto importante leggere con attenzione tutte le clausole e verificare quali diritti si stanno cedendo. La cessione di alcuni diritti è inutile per l’editore, mentre il mantenimento degli stessi potrebbe essere molto utile per l’autore. All’editore è sufficiente una liberatoria per la pubblicazione dell’opera.

15.2 Modifiche al contratto di edizione

Esistono una serie di clausole che possono essere aggiunte al contratto di edizione (addendum al contratto editoriale) attraverso le quali l’autore mantiene per sé i diritti di riutilizzo a fini didattici e di pubblicazione in un archivio istituzionale.

15.3 Quando non esiste un contratto con l’editore

Per quanto riguarda gli articoli per cui non esiste un contratto con l’editore, l’autore è libero di riutilizzare e ripubblicare i propri lavori tenendo conto delle dovute menzioni d’uso.

 

A cura del gruppo OA CRUI. Indicazioni per l’applicazione delle Linee guida per l’accesso aperto alle tesi di dottorato.

 

[1] La citazione o la riproduzione di brani o di parti di opera e la loro comunicazione al pubblico sono liberi se effettuati per uso di critica o di discussione, nei limiti giustificati da tali fini e purché non costituiscano concorrenza all'utilizzazione economica dell'opera; se effettuati a fini di insegnamento o di ricerca scientifica l'utilizzo deve inoltre avvenire per finalità illustrative e per fini non commerciali.